Gli Indiani metropolitani sono stati una subcultura giovanile italiana, con la peculiarietà delle avanguardie culturali contro il conformismo borghese e per un risveglio generale dell'indole di libertà a partire dal rompere con ogni fattispecie di "tabù" (cosa che non era riuscita nel 1968), caustici e iconoclasti al punto da renderli pronti a ricevere un consenso trasversale non solo giovanile. Questione propulsiva della contestazione era il voler riappropiarsi dei tempi della propria vita e soddisfare i propri bisogni senza esser più stritolati da una vita lavorativa che rispondesse solo alle mere logiche del capitale. Costituivano l'area più libertaria e creativa del movimento del Settantasette.[senza fonte]
Dalla metà degli anni settanta, i giovani del movimento che si riconoscevano proprio nella cosiddetta "ala creativa" iniziarono a radunarsi al Parco Lambro, a Milano, alla grande Festival del proletariato giovanile organizzata da Re Nudo, periodico di controcultura, definita da molti la versione italiana del festival di Woodstock.