L'invidia del pene (in tedesco: Penisneid) è un concetto psicoanalitico classico teorizzato da Sigmund Freud. Riguarda lo sviluppo psicosessuale femminile e il senso di angoscia che sperimenterebbero le bambine quando notano di non possedere il pene. Freud considerava questa realizzazione un momento decisivo in una serie di transizioni verso una sessualità femminile matura e lo sviluppo di un'identità di genere. Nella teoria freudiana, la fase dell'invidia del pene segna il passaggio dall'attaccamento alla madre alla competizione con la madre per l'attenzione, il riconoscimento e l'affetto del padre[1]. La reazione dei bambini alla presa di coscienza che le donne non hanno un pene è invece definita "angoscia di castrazione".
Le teorie di Freud sullo sviluppo psicosessuale, e in particolare sulla fase fallica, furono criticate e perfezionate da altri psicoanalisti, come Karen Horney, Otto Fenichel, Ernest Jones, Erik Erikson, Jean Piaget, Juliet Mitchell e Clara Thompson.
Molte femministe sostengono che la teoria psicosessuale di Freud sia eteronormativa e neghi alle donne una sessualità matura indipendente dagli uomini; lo criticano anche per aver privilegiato la vagina sulla clitoride come centro della sessualità femminile[2][3].