Jabir ibn Hayyan

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Jābir ibn Ḥayyān, da un manoscritto occidentale del XV secolo (Codici Ashburnhamiani 1166, Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze)

Ἀbū Mūsā Jābir ibn Ḥayyān al-Ἀzdī, latinizzato in Geber (in persiano جابر بن حيان‎; Ṭūs, 721 circa – Baghdad, 765 o 822), è conosciuto come il più grande alchimista medioevale.

Nato in Persia, è considerato da molti storici della scienza come il punto di passaggio tra l'alchimia e la chimica. È stato anche un filosofo, geografo e farmacista.

Jābir ibn Ḥayyān nacque intorno all'anno 721 nella città iranica di Ṭūs, all'epoca governata dal califfato abbaside. Inventò molti strumenti di laboratorio e introdusse la distillazione per la purificazione dell'acqua, identificando numerosi alcali, acidi e sali. Produsse l'acido solforico e la soda caustica. Inoltre scoprì alcune caratteristiche del mercurio. Molte attribuzioni però non si riferiscono a lui ma al nome sotto il quale si è raccolto l'immenso corpus geberiano.

Nei suoi libri troviamo la descrizione del cloruro d'ammonio, della distillazione dell'aceto per ottenere l'acido acetico concentrato, la preparazione dell'acido nitrico diluito. Geber considerava il mercurio il metallo per eccellenza, ed il mercurio e lo zolfo, con il suo colore giallo e la combustibilità, diventavano gli elementi fondamentali per produrre l'oro. Occorreva solo trovare la sostanza in grado di legarli assieme e questa sostanza, che per tradizione doveva essere una polvere secca, era chiamata xerion dai Greci, al-iksir dagli Arabi ed elisir in ambiente cristiano latino. L'elisir divenne poi, sempre in virtù della sua secchezza, la pietra filosofale, in grado secondo le credenze religiose dell'epoca di donare la vita eterna.

Fondamentale per lo sviluppo successivo della chimica fu la sua scoperta dell'acqua regia, impiegata per intaccare e sciogliere l'oro e altri metalli pregiati, tra cui il platino.


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