Il Jafarismo (in arabo ﺟﻌﻔﺮﻳـة?, Jaʿfariyya), o anche Ja'farismo, ossia la Scuola giuridica Jaʿfarī, è un madhhab islamico che deriva il suo nome dal nome del sesto imam sciita Jaʿfar al-Ṣādiq, discendente di Maometto attraverso il nipote del Profeta, al-Ḥusayn b. ʿAlī, considerato il sesto imam dalla Shīʿa.
La scuola giurisprudenziale è seguita dai duodecimani (o imamiti), dagli alevi e dall'ismailismo, come pure da una minoranza di zayditi, che tuttavia preferiscono fare riferimento più che altro al Corpus iuris di Zayd b. ʿAlī, anch'egli discendente del Profeta e strettamente imparentato con Jaʿfar al-Ṣādiq.
La scuola - ricca di tradizioni "familiari" riferibili al Profeta dell'Islam e ai suoi discendenti - differisce dalle quattro scuole giuridiche sunnite (cinque, se si comprende lo zahirismo) e pone grande risalto all'opera di ijtihad dei suoi dotti, differenziandosi su materie quali il diritto ereditario, l'individuazione delle tasse religiose, il diritto commerciale, lo statuto personale e sul diritto matrimoniale, riconoscendo piena validità al "matrimonio a termine" (mut'a)[1]
Tuttavia, malgrado tali divergenze, esistono numerose fatwā in cui il Jafarismo viene accettato come islamicamente legittimo dalle autorità religiose sunnite. Questo accadde tra l'altro nel 2004 con il cosiddetto Messaggio di Amman e, alla fine degli anni cinquanta, con la fatwā emessa dal Grande Imam di al-Azhar Mahmud Shaltut.
In età moderna l'antico Primo ministro del Sudan Sadiq al-Mahdi ha affermato che le scuole giuridiche musulmane sarebbero otto e che quella giafarita è una di esse.[2]