«Je voudrais, et ce sera le dernier et le plus ardent de mes souhaits, je voudrais que le dernier des rois fût étranglé avec les boyaux du dernier prêtre.»
«Io vorrei, e questo sia l'ultimo ed il più ardente dei miei desideri, io vorrei che l'ultimo dei re fosse strangolato con le budella dell'ultimo dei preti.[1]»
Jean Meslier (Mazerny, 15 giugno 1664 – Étrépigny, 30 giugno 1729) è stato un filosofo e presbitero francese, curato in un piccolo paese di campagna, ma precursore dell'illuminismo radicale, materialista e ateo[2] ed anche anticipatore di alcune tematiche socialiste[3].
La vita di Meslier fu priva di eventi particolari, ma egli divenne improvvisamente noto dopo la morte, avvenuta nel 1729, per l'apertura del suo testamento intellettuale in cui (leggendo dal lungo titolo dello stesso) «si dimostrano in modo chiaro ed evidente le vanità e le falsità di tutte le divinità e di tutte le religioni del mondo».[4]
Inoltre, nel suo testamento spirituale, il sacerdote chiedeva scusa ai propri fedeli per quanto di falso aveva predicato in tutta la vita, per aver mentito, per eccessiva prudenza e timore, nell'esercizio di una professione di prete non consona alle sue convinzioni filosofiche, mostrandosi particolarmente indignato per il potere temporale della Chiesa e la superstizione che secondo lui ha propagato nei secoli per poter mantenere questo potere tramite la paura.[4][5]
Repubblicano, proto-anarcocomunista, il suo nome fu inciso tra quelli degli ispiratori e fondatori del socialismo, su una lapide fuori dalle mura del Cremlino e su un obelisco nei giardini di Alessandro di Mosca. Egli è stato infatti considerato tra i primi pensatori a porre le basi del comunismo sociologico, della comunione dei beni e della distribuzione del reddito in base ai bisogni.