John Ross, noto anche come Guwisguwi (che in Cherokee significa "Misterioso Uccello Bianco"), (Turkeytown, 3 ottobre 1790 – Washington, 1º agosto 1866), è stato il capo dei Cherokee dal 1828 al 1866, ricoprendo questa carica più a lungo di chiunque altro.
Definito il Mosè del suo popolo,[1] Ross influenzò l'ex nazione indiana tramite eventi tumultuosi come la deportazione degli indiani e la guerra di secessione americana.
John Ross era Cherokee solo per un ottavo, figlio di una madre in parte Cherokee e di un padre scozzese. La madre e la nonna materna avevano una discendenza scozzese-Cherokee, dato che anche il nonno materno era un immigrato scozzese. Per questo il giovane John era bilingue e biculturale, esperienza che gli servì nel momento in cui i genitori decisero di mandarlo in scuole di mezzosangue Cherokee. Dopo il diploma fu nominato agente indiano nel 1811. Durante la guerra anglo-americana fu aiutante di un reggimento Cherokee comandato da Andrew Jackson. Dopo la fine della guerra Creek Ross dimostrò il suo acume per gli affari fondando una ditta di tabacco nel Tennessee. Nel 1816 fondò una comunità cota come Ross' Landing sul fiume Tennessee (odierna Chattanooga, Tennessee). Qui costruì un magazzino ed una stazione di posta, oltre ad avviare un servizio di traghetti. Contemporaneamente John Ross sviluppò un interesse nelle politiche Cherokee, attirando l'attenzione degli anziani Cherokee e soprattutto dei capi Pathkiller e Charles R. Hicks che, assieme a Major Ridge, divennero i suoi mentori politici.
Ross si recò la prima volta a Washington nel 1816 con una delegazione Cherokee per negoziare un problema di confini nazionali, di proprietà di terre e di invasione dei bianchi. Essendo l'unico della delegazione a parlare fluentemente l'inglese, Ross divenne il principale negoziatore, nonostante la giovane età. Quando nel 1817 tornò dai Cherokee fu eletto nel consiglio nazionale. Ne divenne presidente l'anno seguente. La maggioranza del consiglio era composto da uomini come Ross, che era ricco, istruito, parlava inglese ed era di sangue misto. Anche i tradizionalisti Cherokee di sangue puro capirono che aveva le qualità necessarie per contrastare la richiesta dei bianchi secondo i quali i Cherokee avrebbero dovuto cedere la loro terra e spostarsi oltre il fiume Mississippi. Il primo impegno di Ross fu il rifiuto di un'offerta di 200 000 dollari per accettare lo spostamento. In seguito Ross effettuò più viaggi a Washington. Nel 1824 Ross chiese al Congresso un risarcimento per le ingiustizie subite dai Cherokee, e fu la prima volta che una tribù indiana osò tanto. Lungo la strada Ross costruì un sostegno politico nella capitale a favore della causa Cherokee.
Sia Pathkiller che Charles R. Hicks morirono nel gennaio del 1827. Il fratello di Hicks, William, fu nominato capo ad interim. Ross e Major Ridge condivisero le responsabilità degli affari della tribù. William Hicks non impressionò i Cherokees come capo. Questi elessero Ross come capo permanente nell'ottobre del 1828. Rimase in carica fino alla morte.
Il problema della deportazione spaccò politicamente la nazione Cherokee. Ross, sostenuto dalla maggioranza, cercò continuamente di bloccare l'azione dei bianchi. Divennero famosi come Partito Nazionale. Coloro che ritenevano inutile ogni resistenza avrebbero voluto cercare il miglior spostamento possibile. Questi formarono il "Partito del Trattato" o "Partito di Ridge", guidato da Major Ridge. Il Partito del Trattato fu convinto a firmare il 29 dicembre 1835 il trattato di New Echota, col quale si chiedeva ai Cherokees di andarsene entro il 1838. Né Ross né il consiglio approvarono, ma il governo federale considerava valido il trattato. Avrebbe mandato un esercito a cacciare coloro che non sarebbero partiti entro il 1838, con un'azione divenuta poi nota come "Sentiero delle lacrime". Circa un quarto dei Cherokee obbligati a spostarsi morirono lungo la strada, compresa la moglie di Ross, Quatie.
Ross cercò inutilmente di restaurare l'unità politica dopo l'arrivo nel territorio indiano. Sconosciuti assassinarono i capi del Partito del Trattato, tranne Stand Watie che fuggì e diventò il più terribile nemico di Ross. Dopo poco il problema dello schiavismo rinfocolò la vecchia divisione. Il Partito del Trattato si trasformò in "Partito Meridionale", mentre il Partito Nazionale divenne il "Partito dell'Unione". Inizialmente Ross predicava la neutralità, credendo che unirsi alla "guerra dei bianchi" sarebbe stato disastroso per la tribù. Dopo che le forze dell'Unione ebbero abbandonato le fortezze in territorio indiano, Ross cambiò idea e firmò un trattato con la Confederazione. In seguito fuggì in Kansas e Stand Watie divenne il capo de facto. I Confederati persero la guerra, Watie fu l'ultimo generale confederato ad arrendersi, e Ross tornò a ricoprire il ruolo di capo. Posto di fronte alla negoziazione del trattato di ricostruzione con gli Stati Uniti d'America, fece un nuovo viaggio a Washington dove morì il 1º agosto 1866.