La Cenerentola | |
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Titolo originale | La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo |
Lingua originale | italiano |
Genere | dramma giocoso |
Musica | Gioachino Rossini (spartito online) |
Libretto | Jacopo Ferretti (libretto online) |
Fonti letterarie | Agatina, o la virtù premiata" |
Atti | due |
Epoca di composizione | dicembre 1816 - gennaio 1817 |
Prima rappr. | 25 gennaio 1817 |
Teatro | Teatro Valle, Roma |
Versioni successive | |
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Personaggi | |
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Autografo | Biblioteca dell'Accademia Filarmonica, Bologna, Fondazione Rossini, Pesaro (Aria di Alidoro, Roma 1820) |
La Cenerentola è un dramma giocoso di Gioachino Rossini su libretto di Jacopo Ferretti. Il titolo originale completo è La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo.
Il soggetto fu tratto dalla celebre fiaba Cendrillon di Charles Perrault (1697), ma Ferretti si servì anche di due libretti d'opera: Cendrillon di Charles Guillaume Etienne per Nicolò Isouard (1810) e Agatina, o la virtù premiata musicato da Stefano Pavesi su libretto di Francesco Fiorini (1814).
L'opera fu composta in circa tre settimane e Rossini, come fece in altre occasioni, affidò a un assistente (in questo caso Luca Agolini) la composizione dei recitativi secchi, delle arie di Alidoro (Vasto teatro è il mondo) e Clorinda (Sventurata! Mi credea) e del coro Ah, della bella incognita.
La prima rappresentazione ebbe luogo il 25 gennaio 1817 al Teatro Valle di Roma. Il contralto Geltrude Righetti Giorgi, che era stata già la prima Rosina del Barbiere di Siviglia, cantò il ruolo della protagonista. Sebbene Ferretti nelle sue memorie riporti di un insuccesso, l'opera fu invece salutata con favore e le uniche critiche furono rivolte ai cantanti. In poco tempo divenne popolarissima e fu ripresa in Italia e all'estero.
Come aveva già fatto altre volte, Rossini usò la tecnica dell'autoimprestito, cioè prese le musiche per alcuni brani da opere composte in precedenza: il rondò di Angelina è tratto dall'aria del conte di Almaviva Cessa di più resistere del Barbiere e la sinfonia è tratta da quella della Gazzetta.
Per una ripresa del 1820 al Teatro Apollo di Roma, avendo a disposizione l'ottimo basso Gioacchino Moncada, Rossini sostituì l'aria di Alidoro composta da Agolini con una grande aria virtuosistica (Là del ciel nell'arcano profondo), che nelle rappresentazioni odierne viene solitamente eseguita. Scelta che per altro obbliga a scritturare una prima parte anche per il ruolo di Alidoro, che nella versione originale era poco più di un comprimario.