Lager è un termine tedesco che indica cumulativamente i campi di concentramento[1] (in tedesco: Konzentrationslager, abbreviato in KL o KZ[2]), i campi di sterminio[3] (in tedesco: Vernichtungslager) e i campi di lavori forzati[4] (in tedesco: Arbeitslager) creati nella Germania nazista. Organizzato in modo abbastanza improvvisato dalle formazioni paramilitari del NSDAP subito dopo la presa del potere nel 1933 di Adolf Hitler per la repressione degli oppositori politici (comunisti, socialdemocratici, obiettori di coscienza), a partire dal 1934-36 il sistema dei campi venne riorganizzato e potenziato passando completamente sotto il controllo delle SS di Heinrich Himmler inserito nella grande struttura burocratica del RSHA.
Durante la seconda guerra mondiale il sistema concentrazionario tedesco, che passò alle dipendenze del WVHA, il nuovo ente delle SS incaricato di sfruttare anche economicamente con il lavoro forzato i detenuti dei lager, si estese ulteriormente in modo impressionante su gran parte dell'Europa occupata dalla Germania nazista, e, sotto la guida amministrativa dei generali SS Oswald Pohl e Richard Glücks, mise in atto con spietata efficienza i programmi del Terzo Reich di asservimento e annientamento di milioni di persone di etnie ritenute inferiori, dei prigionieri di guerra sovietici, degli oppositori politici, di altre categorie di indesiderati (zingari,[5] omosessuali,[6] apolidi, testimoni di Geova[7][8]); soprattutto nel sistema dei lager, in particolare nei sei campi di sterminio, venne sviluppato e attuato l'annientamento della popolazione ebraica presente nei territori europei dominati dalla Germania nazista.
Il termine Lager[9] in tedesco significa sia "campo" sia "magazzino":[10] si scelse quella parola quindi per significare che quello era un luogo in cui esercitare una stretta sorveglianza su un considerevole numero di individui, chiamati "pezzi".
I guardiani dei lager erano i reparti SS-Testa di morto (SS-Totenkopfverbände), che sfruttavano la collaborazione dei kapò e, nei campi di sterminio, dei Sonderkommando.
Il governo tedesco dal 1933 al 1945, fece costruire 20 000 lager.[1] I più noti campi di concentramento[11] in Germania, Austria e Polonia furono quelli di Auschwitz, Buchenwald, Birkenau, Dachau, Mauthausen.[12][13][14] I lager in Italia furono il Ferramonti, la Risiera di San Sabba, il campo di Fossoli,[15][16] e altri a Bolzano,[17][18] a Borgo San Dalmazzo,[19] a Grosseto[20] e in Puglia.[21]
Il numero di vittime dei lager costituiti dalla Germania nazista durante il suo periodo di predominio in Europa supera quasi certamente i sei milioni, questo numero prende in considerazione le vittime ebree, ma bisogna tenere a mente che le vittime dei lager appartenevano anche a numerosi altri gruppi minoritari e non, come i rom, i comunisti, i socialisti, gli omosessuali e molti altri.