La legge sulla bandiera e inno nazionale (国旗 及び 国歌 に関する 法律?, Kokki Oyobi Kokka ni Kansuru Hōritsu), abbreviato in Kokki Kokka-Hō[1] (国旗国歌法?), è una legge che ha formalmente istituito l'uso della bandiera e dell'inno nazionale in Giappone. Prima della sua ratifica, il 13 agosto del 1999, non vi era una bandiera o un inno ufficiale nel Paese. La bandiera nisshōki (日章旗?), comunemente chiamata hinomaru (日の丸? "cerchio del sole", "disco solare"[2]), rappresentò comunque la bandiera giapponese non ufficiale fin dal 1870; Kimi ga yo (君が代?) fu usato come inno giapponese de facto fin dal 1880. Dopo la sconfitta giapponese nella seconda guerra mondiale, si suggerì di usare la hinomaru e Kimi ga yo come i simboli ufficiali nazionali giapponesi. Tuttavia, un primo tentativo di approvare una legge che li avrebbe posti come tali fallì nella Dieta nel 1974, a causa dell'opposizione dell'Unione degli insegnanti giapponesi che ancora vedeva un collegamento tra l'uso della hinomaru e la parentesi militaristica nipponica. Soltanto a seguito del suicidio di un preside di una scuola a Hiroshima, durante una disputa sull'uso dei simboli durante le cerimonie scolastiche, le parti in causa riuscirono a trovare un accordo.
Dopo un voto nelle camere della Dieta, la legge fu approvata il 9 agosto 1999 e fu promulgata quattro giorni dopo, considerata una delle più controverse leggi approvate dalla Dieta. Il dibattito sulla legge fece emergere una spaccatura nella leadership del Partito Democratico del Giappone (DPJ), oltre a minare la compattezza del Partito Liberal-democratico (LDP) e dei partner della coalizione. L'approvazione della legge fu accolta con reazioni contrastanti: mentre alcuni giapponesi esultarono, altri ritennero che fosse stato compiuto un passo verso la restaurazione del nazionalismo. Nei paesi che il Giappone aveva occupato durante la seconda guerra mondiale si ebbe la sensazione che il passaggio della legge, insieme ai dibattiti sulle leggi riguardo alle questioni militari e quelle relative al santuario Yasukuni, avesse segnato la svolta del Giappone verso l'estremismo di destra. Le regole e disposizioni del governo presentate agli albori della legge, soprattutto quelle presentate dalla Tokyo Board of Education (la commissione per l'educazione a Tokyo), furono addirittura contestate in sede giudiziaria da alcuni giapponesi per dei conflitti con la costituzione giapponese[3][4].