Il letteralismo islamico si basa sulla riflessione fatta da una parte della teologia secondo cui quanto è rivelato da Allah va interpretato senza ricorrere a particolari strumenti interpretativi che concedono uno spazio potenzialmente fuorviante all'allegoria e alle deduzioni basate sulla ragione umana (bi-lā kayfa). Tale espressione (in arabo بلا كيف?) è tradotta "senza [chiedersi] il come", o "senza [conoscere] il perché".[1] Si tratta quindi di una via per risolvere problemi di fede teologica (ʿaqīda) islamica senza entrare in apparente contraddizione coi versetti coranici, accettando questi alla lettera, senza porsi ulteriori interrogativi.[1] [2]
Un esempio esplicativo riguarda la contraddizione tra le apparenti caratteristiche antropomorfiche di Allāh nel Corano ("mano", "trono", "viso", "bocca", "occhio", e altro ancora) e l'assoluta trascendenza divina, come è evidente nella lettura dei versetti coranici che dicono: "Non v'ha simile a Lui cosa alcuna, ed Egli è ascoltante veggente" (Sūra al-Shūra, o "della consultazione").[3] Un altro è la questione di come il Corano possa essere "parola di Dio", senza però essere mai stato creato da Allāh (come numerosi ḥadīth testimoniano) e quindi sempre esistito nell'eternità a parte ante (azal).[4] [5]