Un libero pensatore è un individuo che rivendica la possibilità di esprimersi liberamente e di manifestare la propria opinione senza essere impedito o censurato da qualche autorità.
La locuzione si afferma, storicamente, nel primo illuminismo, in particolare francese e inglese (Freethinkers), per identificare gli esponenti della cultura e della vita sociale che, aderendo al deismo o assumendo posizioni esplicitamente atee, si contrapponevano più o meno direttamente alle posizioni etiche e teologiche del clero cristiano, in particolare nei confronti del dogmatismo religioso.
Con definizione più dispregiativa, questa corrente culturale fu poi identificata col termine di libertinismo, che alla valorizzazione della libertà individuale collegava, in alcuni casi, una condotta morale scevra da pregiudizi e condizionamenti sociali.[senza fonte] Il termine passò quindi, per estensione, a identificare ogni persona che, dal punto di vista filosofico, politico, sociale e in ogni ambito della vita tiene una posizione personale, diversa e distaccata da ogni ideologia o stile di vita preconfezionato.[1]
L'istanza libertaria espressa dal libero pensatore induce costui, in molti a casi, a contraddire in modo critico e anticonformista le idee della maggioranza o più tradizionaliste.[senza fonte] Per questo, e per la difficoltà di inquadrare le loro idee all'interno degli schemi pre-costituiti, essi in genere sono stati spesso visti con sospetto, perseguitati o criticati, soprattutto dagli esponenti del pensiero accademico dominante o delle istituzioni religiose e politiche.
Secondo il Collins English Dictionary, un libero pensatore è "Colui che è mentalmente libero dai vincoli convenzionali della tradizione o dei dogmi e pensa in modo indipendente". In alcuni pensieri contemporanei in particolare, il libero pensiero è fortemente legato al rifiuto dei tradizionali sistemi di credenze sociali o religiose[2][3][4]. I liberi pensatori moderni considerano il libero pensiero come una libertà naturale da tutti i pensieri negativi e illusori acquisiti dalla società[5].
Il termine venne utilizzato per la prima volta nel XVII secolo per riferirsi a persone che indagavano sulle basi delle credenze tradizionali che spesso venivano accettate senza fare domande. Oggi, il libero pensiero è strettamente legato al deismo, al secolarismo, all’umanesimo, all’anticlericalismo e alla critica religiosa[6]. L'Oxford English Dictionary definisce il libero pensiero come: "Il libero esercizio della ragione in materia di credo religioso, senza vincoli di deferenza verso l'autorità; l'adozione dei principi di un libero pensatore". I liberi pensatori sostengono che la conoscenza dovrebbe essere fondata sui fatti, sulla ricerca scientifica e sulla logica. L'applicazione scettica della scienza implica la libertà dagli effetti intellettualmente limitanti dei pregiudizi di conferma, dei pregiudizi cognitivi, della saggezza convenzionale, della cultura popolare, delle leggende metropolitane, dei pregiudizi o del settarismo[7].
La Massoneria ebbe uno scopo importante nella diffusione del movimento del libero pensiero, le logge massoniche nell'Europa del XVIII secolo servirono come luoghi per il pensiero illuminista e la discussione di nuove idee, aiutando a diffondere le filosofie del libero pensiero. La natura informale e segreta delle logge consentiva agli intellettuali e alle élite di riunirsi e discutere argomenti radicali lontano dal controllo della Chiesa e dello Stato[8].
Nel corso della storia i contrasti che i liberi pensatori hanno avuto con le autorità religiose si sono conclusi nel peggiore dei modi, con atti di intolleranza a volte anche estremi.[senza fonte]
Nel XIX secolo William Kingdon Clifford descrisse molto bene il principio cardine di questa filosofia: "è sempre sbagliato per chiunque e ovunque credere in qualsiasi cosa avendo prove insufficienti". Errico Malatesta fu in Italia il massimo teorico del libero pensiero dopo Giordano Bruno.