Carta schematica dei dialetti spagnoli parlati nella zona australe del Sudamerica. Non sono segnalate le varianti regionali, ma le sfumature di colore indicano le commistioni fra i tre dialetti: spagnolo cileno, spagnolo argentino (o rioplatense) e spagnolo andino (o delle terre alte).[1]
L'origine andalusa
La somiglianza fra i dialetti ispanoamericani e quello andaluso ha diffuso già a partire dalla fine del Seicento la convinzione di una filiazione diretta del cosiddetto "spagnolo atlantico" da quello parlato nel sud della Spagna. Tuttavia questa ipotesi è oggi generalmente rifiutata dai filologi che giudicano indimostrato il presupposto su cui si basa, e cioè la netta prevalenza di spagnoli di origine andalusa fra quanti parteciparono alla colonizzazione delle Americhe,[2] e lo ritengono tutt'al più un'utile spiegazione delle somiglianze esistenti fra linguaggi "fratelli".[3]
Il fatto che somiglianze si riscontrino anche con varietà della lingua spagnola geograficamente distanti come quella parlata nelle Isole Canarie dimostrerebbe invece che il cileno, allo stesso modo degli altri idiomi ispanoamericani, non è figlio di un particolare dialetto iberico. Allo stesso tempo, è fin troppo ovvio che la prossimità geografica giustifica l'abbondanza di affinità con il dialetto rioplatense.[4]
La lingua spagnola in Cile, o più semplicemente lo spagnolo cileno, è una varietà della lingua castigliana ampiamente e reciprocamente comprensibile rispetto allo spagnolo "standard", da cui tuttavia si distingue sia per la pronuncia sia per la grammatica e il lessico. Le differenze sono più evidenti nel linguaggio popolare e informale, mentre nello scritto e nel parlato "ufficiale" (linguaggio legale, amministrativo, discorsi pubblici in genere e simili) tendono ad attenuarsi.[5]
Anche se non riconosciuta come tale, è di fatto la lingua ufficiale del Cile ed è parlata dalla quasi totalità dei cileni.[6] In realtà la sua diffusione non è uniforme in tutto il paese dove, al nord, prevale il dialetto andino e, a sud (arcipelago di Chiloé), quello chilote,[7] mentre lungo il confine argentino (in particolare nella regione di Cuyo e, in misura minore, in Patagonia) si registrano influenze vicendevoli con il rioplatense.[8]
^(ES) Pedro Henríquez Ureña, "Observaciones sobre el español de América", in Revista de Filología Española, n. 8, 1921, pp. 357-390.
^(ES) Guillermo Luis Guitarte, "Cuervo, Henríquez Ureña y la polémica sobre el andalucismo de América", in Thesaurus, n. 14, 1959, pp. 20-81. La rivista è consultabile anche on line.
^(ES) Jesús Sánchez Lobato, "El español en América", in Jesús Sánchez Lobato e Isabel Ssantos Gargallo (a cura di), Problemas y métodos en la enseñanza del español como lengua extranjera (atti del IV congresso internazionale dell'ASELE, Asociación para la Enseñanza del Español como Lengua Extranjera, Madrid, 1993), Madrid, Sociedad General Espaňola de Librería, 1994, pp. 553-570. Testo consultabile anche on line.
^(ES) Claudio Wagner, "Sincronía y diacronía en el habla dialectal chilena", in Estudios Filológicos, n. 41, settembre 2006, pp. 277-284. URL consultato in data 25 luglio 2012.
^(ES) Ambrosio Rabanales Ortiz, "El español de Chile: situación actual", in César Hernández Alonso (a cura di), Historia y presente del español de América, Valladolid, Pabecal, 1992, pp. 565-587 (una versione sintetica, riveduta e corretta dell'articolo, pubblicata nel 2000 con il titolo "El español de Chile: presente y futuro", è consultabile anche on lineArchiviato il 14 maggio 2013 in Internet Archive.).
^(ES) Francisco J. Cavada, Chiloé y los chilotes, Santiago, Imprenta Universitaria, 1914.
^(ES) Leopoldo Sáez Godoy, El dialecto más austral del español: fonética del español de Chile, intervento al Congreso Internacional de la Lengua EspañolaArchiviato il 20 luglio 2011 in Internet Archive., tenutosi a Valladolid dal 16 al 19 ottobre 2001. URL consultato in data 25 luglio 2012.