«Fuit vir multae sapientiae, consilio sagax, pius admodum et pacis amator, belli praepotens, delinquentibus clemens, castus, pudicus, orator pervigil, elemosinis largus, litterarum quidem ignarus, sed philosophis aequandus, nutritor gentis, legum augmentator»
«Fu uomo di molta saggezza, accorto nel consiglio, di grande pietà e amante della pace, fortissimo in guerra, clemente verso i colpevoli, casto, virtuoso, instancabile nel pregare, largo nelle elemosine, ignaro sì di lettere ma degno di essere paragonato ai filosofi, padre della nazione, accrescitore delle leggi»
Liutprando | |
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Tremisse di Liutprando, coll'Arcangelo Michele in sostituzione della Vittoria. Zecca di Pavia. | |
Re dei Longobardi Re d'Italia[1] | |
In carica | 712 – gennaio 744 |
Investitura | 712 (associato al trono con Ansprando) |
Predecessore | Ansprando |
Successore | Ildebrando |
Nome completo | Liutprand (in latino) |
Nascita | Milano, 690 circa |
Morte | Pavia?, gennaio 744 |
Sepoltura | Pavia, basilica di San Pietro in Ciel d'Oro |
Padre | Ansprando |
Madre | Teodorada |
Consorte | Guntrude |
Liutprando (Milano, 690 circa – Pavia?, gennaio 744) è stato re dei Longobardi e re d'Italia dal 712 al 744.
Tra i più grandi sovrani longobardi, cattolico, fu "litterarum quidem ignarus" ("alquanto ignorante nelle lettere", secondo quanto dice Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum), ma intelligente, energico ed ambizioso. La sua volontà di potere derivava dalla consapevolezza di essere stato oggetto di una speciale scelta divina, come annuncia lui stesso nel prologo alle Liutprandi Leges. Fu amato e temuto dal suo popolo, che ammirava la saggezza del legislatore, l'efficacia del comandante militare e anche il coraggio personale - manifestato per esempio quando sfidò a duello, solo, due guerrieri che architettavano un attentato contro di lui.
Accentrò il governo del regno longobardo nelle sue mani, limitando fortemente l'autonomia dei duchi, arricchendo la legislazione e portando avanti con decisione l'integrazione tra la cultura germanica e quella latina in Italia. Accrebbe i possedimenti del regno, contenne il potere del papato e svolse una politica di respiro europeo. Fu, accanto a Grimoaldo, il sovrano longobardo che più si avvicinò al progetto di divenire nei fatti ciò che tutti i re di Pavia proclamavano di essere: rex totius Italiae.