Luigi XVI di Francia | |
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Luigi XVI nelle vesti d'incoronazione, Olio su tela di Joseph-Siffred Duplessis (1777) | |
Re di Francia e di Navarra | |
In carica | 10 maggio 1774 – 1º ottobre 1791 (17 anni e 144 giorni) |
Incoronazione | Cattedrale di Reims, 11 giugno 1775 |
Predecessore | Luigi XV |
Successore | sé stesso come Re dei Francesi |
Re dei Francesi | |
In carica | 1º ottobre 1791 – 21 settembre 1792 |
Predecessore | sé stesso come Re di Francia e Navarra |
Successore | monarchia abolita |
Re titolare di Francia e Navarra | |
In carica | 22 settembre 1792 – 21 gennaio 1793 |
Predecessore | sé stesso come Re dei Francesi |
Successore | Luigi XVII |
Nome completo | francese: Louis-Auguste de France italiano: Luigi Augusto di Francia |
Trattamento | Sua Maestà |
Altri titoli | Coprincipe di Andorra (1774-1792) Delfino di Francia (1765-1774) Duca di Berry (1754-1765) |
Nascita | Reggia di Versailles, 23 agosto 1754 |
Morte | Place de la Concorde, Parigi, 21 gennaio 1793 (38 anni) |
Luogo di sepoltura | Necropoli reale della basilica di Saint-Denis |
Casa reale | Borbone di Francia |
Dinastia | Capetingi |
Padre | Luigi di Francia |
Madre | Maria Giuseppina di Sassonia |
Consorte | Maria Antonietta d'Austria |
Figli | Maria Teresa Carlotta Luigi Giuseppe Luigi Carlo Sofia Elena Beatrice |
Religione | Cattolicesimo |
Firma |
Luigi XVI di Borbone (Versailles, 23 agosto 1754 – Parigi, 21 gennaio 1793) è stato re di Francia dal 1774 al 1792, avendo ereditato il trono dal nonno Luigi XV; dal 1º ottobre 1791 regnò con il titolo di "re dei Francesi" fino al 10 agosto 1792, giorno della sua deposizione. Di fatto fu l'ultimo vero sovrano assoluto per diritto divino; i suoi poteri divennero quelli di un monarca costituzionale dal 1791, sebbene lo fossero di fatto dall'ottobre 1789.[1]
Inizialmente amato dal popolo, sostenne la guerra d'indipendenza americana, ma non fu in grado di comprendere appieno gli eventi successivi in patria. Nei primi anni di regno Luigi fu un sovrano riformista: abolì la servitù della gleba, la corvée, la tortura[2] e la pena di morte per diserzione, oltre ad altre tasse imposte ai borghesi e al popolo in favore dei nobili, che furono ostili a queste decisioni, e tentò di migliorare le finanze e la situazione della Francia nominando ministri come Jacques Necker, il fisiocratico Anne Robert Jacques Turgot, Charles Alexandre de Calonne e il giurista illuminista Guillaume-Chrétien de Lamoignon de Malesherbes, infine convocando gli Stati generali.
Continuò la politica di emancipazione degli ebrei e restituzione dei diritti religiosi dei protestanti, di fatto ripristinando l'editto di Nantes, con l'emissione dell'editto di tolleranza di Versailles del 1787, coadiuvato da Malesherbes, verso tutti i non cattolici[3]; esso revocò l'editto di Luigi XIV contro gli ugonotti. In seguito ratificò il provvedimento di piena cittadinanza agli ebrei del 1791 votato dall'Assemblea Nazionale.[4]
Come la maggioranza dei nobili del tempo e anche molti ecclesiastici, Luigi XVI era massone, iniziato nel 1775 in una loggia moderata.[5]
Dalla personalità esitante, accettò almeno formalmente la Costituzione, seppur personalmente contrario in quanto fautore convinto dell'assolutismo e del diritto divino dei re, e tentò di lasciare la Francia con la famiglia nel 1791 con la fuga a Varennes, atto che gli valse la riprovazione di una parte del popolo e probabilmente gli costò la vita poiché considerato un tradimento a favore dei controrivoluzionari emigrati e degli stati stranieri in guerra con la Francia.
Durante la rivoluzione venne chiamato Luigi Capeto, in quanto discendente di Ugo Capeto, fondatore della dinastia, nell'intenzione di dissacrarne lo status di re, e soprannominato derisoriamente Louis le Dernier (Luigi Ultimo; in realtà non sarà l'ultimo re di Francia, distinzione che spetterà a Luigi Filippo, figlio di suo cugino Luigi Filippo II di Borbone-Orléans). Dopo la deposizione, l'arresto e l'instaurazione della Repubblica (1792), fu giudicato colpevole di alto tradimento dalla Convenzione nazionale, venendo condannato a morte e ghigliottinato il 21 gennaio 1793 a Parigi. La sua morte segnò la fine di un'epoca e di un regime. Il giovanissimo figlio Luigi XVII non regnò mai e morì in prigionia nel 1795.
Luigi XVI fu riabilitato legalmente, assieme alla consorte Maria Antonietta, ghigliottinata il 16 ottobre 1793, da suo fratello Luigi XVIII con la Restaurazione (1815) e con l'emanazione della legge contro i regicidi che puniva con l'esilio i membri della Convenzione Nazionale che avevano votato la condanna a morte (1816). La Chiesa cattolica, già dal 1793, ricorda la morte della famiglia reale, celebrando messe di suffragio, principalmente in Francia. La sorella Madame Elisabeth, serva di Dio, e Luigi furono paragonati ai martiri per odio alla fede da papa Pio VI.[6][7]
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