La stazione spaziale equipaggiata Manned Orbiting Laboratory (MOL) venne concepita come piattaforma di spionaggio per l'accurata osservazione del territorio dell'Unione Sovietica da parte degli Stati Uniti. Fu inserita come parte del programma di voli equipaggiati nello spazio eseguito dall'aeronautica militare statunitense, la US Air Force. Il programma venne sospeso definitivamente il 10 giugno 1969, senza che fossero stati svolti effettivamente dei voli nello spazio. Le missioni erano programmate ad essere lanciate mediante un razzo vettore del tipo Titan IIIM, il cui sviluppo non venne mai terminato in una maniera tale da consentire l'uso per un lancio nello spazio.
L'equipaggio del MOL, composto da due membri, doveva essere lanciato assieme alla relativa stazione spaziale su una capsula Gemini appositamente modificata e pertanto semplicemente chiamata Gemini-B. La capsula era già saldamente agganciata al modulo da usare quale stazione spaziale ed era concepita per essere staccata dalla stessa solo poco prima della fine della missione, cioè per avviare la fase di rientro in atmosfera e riportare a terra gli astronauti e le pellicole con le immagini fotografiche e filmiche. La possibilità di un aggancio di altre navicelle spaziali, a differenza che in altre stazioni spaziali, non era affatto prevista. Dopo il rientro dell'equipaggio, il MOL non poteva essere visitato ed utilizzato da un altro equipaggio.
L'attrezzatura per lo spionaggio del progetto MOL venne inserita nell'ambito del programma per satelliti artificiali di spionaggio Keyhole con la definizione KH-10 Dorian. Con la fine del programma per il MOL, i compiti di spionaggio vennero assunti dai satelliti artificiali privi di equipaggio e sviluppati parallelamente al progetto MOL, cioè i satelliti KH-9 Hexagon.