Stegodyphus lineatus, una delle specie meglio descritte che presenta comportamenti di matrifagia
La matrifagia è definita in biologia come il comportamento caratteristico presente nella prole di una specie di consumare il corpo della madre una volta finite le cure materne[1][2]. Questo comportamento avviene generalmente nelle prime settimane di vita ed è stato documentato in alcune specie di insetti, nematodi, pseudoscorpioni e altri aracnidi, nonché in alcuni anfibi dell'ordineGymnophiona[3].
Le modalità specifiche della matrifagia variano da una specie all'altra, ma il processo è meglio descritto nello Stegodyphus lineatus, dove la madre fornisce risorse nutrizionali ai suoi piccoli attraverso il consumo di cibo rigurgitando piccole porzioni di cibo per la sua prole in crescita per poi, tra 1-2 settimane dopo la schiusa, essere mangiata viva dalla progenie. In genere, la prole si nutre solo della madre biologica e non di altre femmine della popolazione[4]. In altre specie di aracnidi, la matrifagia si verifica dopo l'ingestione di uova nutritive, note come uova trofiche (come ad esempio in Amaurobius ferox o in Australomisidia ergandros)[5][6] e comporta diverse tecniche di uccisione della madre, come il trasferimento del veleno attraverso il morso o la suzione continua dell'emolinfa (ad esempio, nel Thomisus onustus)[7].
I ragni che praticano la matrifagia producono una prole con un peso maggiore, un tempo di muta più breve e più precoce, una massa corporea più grande al momento della dispersione e tassi di sopravvivenza più elevati rispetto alle covate prive di matrifagia[8]. In alcune specie, la prole matrifaga è riuscita a catturare prede di grandi dimensioni e ha avuto un tasso di sopravvivenza più elevato alla dispersione. Questi vantaggi per la prole superano il costo di sopravvivenza per la madre e contribuiscono a garantire che il suo materiale genetico venga trasmesso alla generazione successiva, perpetuando così il comportamento[9][10].
Nel complesso, la matrifagia è una forma estrema di cure parentali, ma è altamente correlata alle cure estese, all'investimento parentale e alla gerontofagia, come nel caso dei nei ragni sociali. L'unicità di questo fenomeno ha portato a diverse analogie estese nella cultura umana e ha contribuito alla paura pervasiva dei ragni in tutta la società[11].
^(EN) Theodore A. Evans, Elycia J. Wallis e Mark A. Elgar, Making a meal of mother, in Nature, vol. 376, n. 6538, 1995-07, pp. 299–299, DOI:10.1038/376299a0. URL consultato il 13 ottobre 2022.