In particolare, tra il 1960 e il 1962, grazie alla sua celebre "trilogia dell'incomunicabilità", composta dai tre film in bianco e neroL'avventura, La notte e L'eclisse (con protagonista la giovane Monica Vitti, al tempo compagna di Antonioni anche nella vita), considerati a buon diritto le prime opere cinematografiche che affrontano i moderni temi dell'incomunicabilità, dell'alienazione e del disagio esistenziale[8], Antonioni riesce a «rinnovare la drammaturgia filmica»[6] e a creare un forte «smarrimento» tra pubblico e critica, che accolgono queste opere «formalmente molto innovative» in «maniera contrastante»[9].
^Alain Robbe-Grillet, in Tassone 2002. «Per me Antonioni è il più grande regista vivente al mondo. L'insieme della sua opera è qualcosa di assolutamente monumentale, è un'opera che implica una vera e propria metafisica, un'opera che può essere studiata nelle Università come Flaubert e Mallarmé.»
^Claude Sautet, in Tassone 2002. «Antonioni ha rivoluzionato il cinema. Nei primi tre quarti d'ora de L'avventura, nel finale di Blow-Up, nella prima parte di Professione reporter, Antonioni è riuscito ad entrare in zone e situazioni narrative mai esplorate prima, è riuscito cioè a servirsi di elementi di cui non ci si serviva, a creare delle tensioni insostenibili, un po' come in Jeux di Debussy".»
^Brunetta 1982, p. 738. «[...] già nel 1961 Antonioni è assunto a forza nell'empireo dei massimi maestri del cinema mondiale e per merito dell'Avventura e della Notte, oltre che della Dolce vita [di Federico Fellini], il cinema italiano riguadagna quel prestigio che alla fine degli anni cinquanta appariva un po' appannato.»
^Claude Sautet, in Tassone 2002. «Antonioni è stato il primo a trattare della difficoltà di comunicare. Forse è il vero erede di Pavese. Nei suoi film l'uomo non agisce, non è attivo, è complessato di fronte all'attivismo sentimentale, sensuale, creativo delle donne.»
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^(DE) Brigitte Tast e Hans-Jürgen Tast, light room - dark room. Antonionis "Blow-Up" und der Traumjob Fotograf, collana Kulleraugen Vis.Komm., n. 44, Schellerten, 2014, ISBN978-3-88842-044-3.
^Alberto Moravia, È esplosa anche l'arte di Antonioni, in Zabriskie point, Bologna, Cappelli, 1970.
«la grande originalità formale di Zabriskie Point sta proprio nella maledizione finale che proietta il film fuori dalla durata narrativa [...]»