La miniatura insulare si riferisce alla produzione di manoscritti miniati, tra il VI e il IX secolo, nei monasteri irlandesi, scozzesi, dell'Inghilterra settentrionale e nei monasteri del continente fondati da iberno-scozzesi o anglosassoni.[2][3] Tra questi manoscritti vi sono:[2] il Cathach di san Columba; l'Evangeliario di Durrow; i Vangeli di Durham; il celebre Libro di Kells (l'ultimo prodotto, in ragione dello stile decorativo pienamente sviluppato, quasi una summa della categoria);[4][5] ecc. Questi, assieme ad altri non menzionati, mostrano grandi somiglianze nello stile artistico, nella scrittura e nella tradizione testuale, consentendo agli studiosi di raggrupparli in una medesima famiglia.
L'arte libraria insulare era caratterizzata principalmente dall'uso di una decorazione astratta a struttura lineare continua, con motivi decorativi, soprattutto a intreccio, inseriti in precisi schemi geometrici, e dall'uso di colori vivaci, accostati per contrasto, che costituiscono parte essenziale della composizione. Nel suo insieme, lo stile è dunque potentemente anti-realistico e si discosta nettamente dalla miniatura antico-romana e da quella (allora nascente) bizantina. Le decorazioni miniate appartengono a quattro principali tipologie:
Si conoscono oggi una sessantina di manoscritti ascritti alla miniatura insulare, nel cui novero gli esemplari più celebrati sono in gran parte Evangeliari.
Presso alcuni cenobi di fondazione insulare, anche nelle stesse Isole britanniche, vennero anche prodotti manoscritti miniati non insulari, legati alla tradizione realistica classica.[6]
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