La minoranza musulmana in Grecia è l'unica minoranza riconosciuta della Grecia. Contava 97 605 persone (pari allo 0,91% della popolazione) secondo il censimento del 1991,[1] ma in base a stime non ufficiali il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America fa ascendere questo dato a 140 000 persone, pari all'1,24% della popolazione.[2]
Come altre zone dei Balcani meridionali che subirono per secoli la dominazione ottomana la minoranza residente per lo più nella Tracia occidentale consiste di diversi gruppi etnici, fra cui turchi e pomacchi bulgarofoni, mentre altri sono greci convertiti all'Islam in epoca ottomana e rom musulmani di lingua greca. La precisa identità di questi gruppo è oggetto di contenzioso fra la Turchia, che considera che la maggior parte dei musulmani della Tracia occidentale sia etnicamente turca, e la Grecia che ritiene che molti musulmani siano pomacchi e greci che convertendosi all'Islam in epoca ottomana abbiano adottato lingua e identità turche. Queste diatribe sono alla base di rivendicazioni territoriali, giacché l'identità turca dei musulmani della Tracia occidentale potrebbe essere un motivo per avanzare rivendicazioni da parte della Turchia.[3]
I musulmani della Tracia occidentale e i greci di Costantinopoli furono esclusi dallo scambio di popolazioni previsto dal Trattato di Losanna del 1923, secondo cui 1,3 milioni di greci dell'Anatolia, greci del Ponto e greci del Caucaso furono costretti ad abbandonare la Turchia e i 400 000 musulmani che vivevano in Grecia, con esclusione appunto della Tracia, furono obbligati a trasferirsi in Turchia, fra cui i musulmani greci della Macedonia occidentale, detti vallahadi. Di conseguenza, la maggior parte della minoranza musulmana della Grecia risiede nella Tracia occidentale, di cui costituisce il 28,88% della popolazione. I musulmani sono la maggioranza dell'unità periferica di Rodopi (54,77%) e rappresentano considerevoli minoranze nelle unità periferiche di Xanthi (42,19%) ed Evros (6,65%).[1] In contrasto con il numero pressoché costante della minoranza musulmana in Grecia a partire dal 1923, la minoranza greca in Turchia si è molto ridotta in conseguenza dell'oppressione del governo turco, che ha tollerato violenze come quella del pogrom d'Istanbul del 1955.
Circa 3 500 turchi abitano nell'isola di Rodi e 2 000 a Coo: queste isole erano infatti parte delle Isole italiane dell'Egeo e quindi non furono soggette allo scambio di popolazione previsto dal Trattato di Losanna.
Sempre per conseguenza del Trattato di Losanna, i musulmani greci erano obbligatoriamente sottoposti alla legge della Shari'a.[4][5] Tuttavia, nel 2018 una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo stabilì che l'applicazione della Shari'a alla minoranza musulmana era una violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo da parte della Grecia. La Corte sentenziò all'unanimità che l'applicazione obbligatoria della Shari'a violasse l'articolo 14 (divieto di discriminazione) della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. La Corte aggiunse anche che "la Grecia è il solo paese d'Europa che abbia applicato la Shari'a a una parte dei suoi cittadini contro il loro volere".[6][7] I giudici la ritennero una svolta, poiché, da allora in avanti, i casi della minoranza musulmana sarebbero stati regolati dalla legge greca, che prevede eguali diritti per uomini e donne, e non dalla Shari'a.[8] Nello stesso 2018, il governo ha emanato un decreto che ha abolito l'applicazione obbligatoria della Shari'a, rendendola facoltativa: secondo il primo ministro Alexīs Tsipras questo provvedimento "estende l'uguaglianza e l'equità goduti da tutti i greci, senza eccezioni". Il Parlamento greco convertì in legge il decreto e i musulmani salutarono la legge come un passo storico.[9][10][11]
A partire dagli anni 2000, tuttavia, si sta assistendo a un'immigrazione proveniente soprattutto da Pakistan e Bangladesh in Grecia, che sta portando nel paese un numero crescente di musulmani.[12] Nel 2023 i musulmani in Grecia rappresentano circa il 3% della popolazione.[13]