Musica Enchiriadis | |
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Autore | ignoto |
Periodo | seconda metà del IX secolo |
Genere | trattato |
Sottogenere | teoria musicale |
Lingua originale | latino |
Musica enchiriadis è un trattato di musica anonimo del IX secolo. Esso è il primo tentativo noto di stabilire una serie di regole per la composizione in polifonia. Per un certo tempo fu attribuito a Hucbald, ma ciò non è più accettato dagli studiosi.[1] Alcuni storici lo attribuiscono ad Oddone di Cluny (879-942).[2]
Questo trattato di teoria musicale, assieme alle note di commento, Scolica enchiriadis, circolò ampiamente in manoscritti del medioevo, spesso abbinato a De Institutione Musica di Boezio.[3] È costituito da diciannove capitoli. I primi nove sono dedicati alla notazione, modi e canto piano monofonico.[3]
I capitoli dal 10 al 18 trattano della musica polifonica. L'autore mostra come usare gli intervalli consonanti nel comporre o improvvisare musica polifonica agli inizi del medioevo.[3] Gli intervalli consonanti identificati nel trattato sono quelli di quarta, quinta e ottava, ed in alcuni casi di terza e sesta. Il trattato comprende un certo numero di esempi di organum, nello stile iniziale della polifonia nota-contro-nota.[3] Musica enchiriadis illustra inoltre regole per l'esecuzione della musica ed inserisce, per la prima volta, alcune indicazioni espressive in latino come morosus (triste) o cum celeritate (veloce). L'ultimo capitolo si riferisce alla leggenda di Orfeo.[3]
La scala usata, basata sul sistema dei tetracordi, sembra sia stata creata soltanto per le composizioni inserite nel trattato, piuttosto che un documento dell'uso del tempo.[1] Il trattato utilizza poi un raro esempio di notazione, noto come notazione daseiana. Questa notazione ha un numero di figure ruotate di novanta gradi per rappresentare diverse altezze.
Un'edizione critica del trattato venne pubblicata nel 1981, ed una traduzione in lingua inglese nel 1995.[3]