Nanobrillamenti

Un nanobrillamento (in inglese nanoflare) è un piccolissimo brillamento che si verifica nella corona solare, l'atmosfera più esterna del Sole.

L'ipotesi dell'esistenza di microbrillamenti per spiegare il riscaldamento della corona fu suggerita da Thomas Gold[1] e successivamente sviluppata da Eugene Parker[2].

Secondo Parker un nanobrillamento nasce da un evento di riconnessione magnetica che converte l'energia immagazzinata nel campo magnetico solare nel movimento del plasma. Il moto del plasma (pensato come moto di un fluido) si verifica su scale di lunghezza così piccole da essere presto smorzato dalla turbolenza e poi dalla viscosità. In tal modo l'energia viene rapidamente convertita in calore, e poi condotta dagli elettroni liberi lungo le linee di campo magnetico nel luogo più vicino al punto in cui il nanobrillamento si accende. Al fine di riscaldare una regione di elevata emissione nei raggi X, in una zona di 1" x 1", un nanobrillamento di 1017 J dovrebbe avvenire ogni 20 secondi, e 1000 nanoflares al secondo dovrebbero verificarsi in una grande regione attiva di 105 x 105 Km2. Sulla base di questa teoria, l'emissione proveniente da un grande brillamento potrebbe essere causata da una serie di micro-nanobrillamenti, non osservabili individualmente.

  1. ^ Thomas Gold, The Physics of Solar Flares, in NASA SP, 50, ed. W.Hess, 1964, p. 380.
  2. ^ Eugene N. Parker, The Astrophysical Journal, vol. 107, 1972, p. 499.

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