Nebulosa del Granchio Resto di supernova | |
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Scoperta | |
Scopritore | John Bevis |
Data | 1731 |
Dati osservativi (epoca J2000.0) | |
Costellazione | Toro |
Ascensione retta | 05h 34m 31,97s[1] |
Declinazione | 22° 00′ 52,1″[1] |
Distanza | 6500 ± 1600[2] a.l. (2000 ± 500 pc) |
Magnitudine apparente (V) | 8,4 |
Dimensione apparente (V) | 6' × 4' |
Caratteristiche fisiche | |
Tipo | Resto di supernova |
Tipo di resto | Resto con pulsar |
Tipo di supernova | Supernova di tipo II |
Galassia di appartenenza | Via Lattea |
Dimensioni | 5,5 a.l. (1,7 pc) |
Magnitudine assoluta (V) | −3,1 ± 0,5[4] |
Caratteristiche rilevanti | Pulsar ottica: PSR B0531+21 |
Altre designazioni | |
M 1, NGC 1952, 3C 144, LBN 833, Sh2-244, h 357, GC 1157[3] | |
Mappa di localizzazione | |
Categoria di resti di supernova |
La Nebulosa Granchio (nota anche come Nebulosa del Granchio o con le sigle di catalogo M 1 e NGC 1952) è un resto di supernova visibile nella costellazione del Toro. Scoperta nel 1731 da John Bevis, la nebulosa è il primo oggetto del catalogo di oggetti astronomici pubblicato da Charles Messier nel 1774.
La nebulosa, oggi vasta più di sei anni luce, è formata dai gas in espansione espulsi durante l'esplosione della Supernova 1054; i gas si stanno espandendo alla velocità di 1500 km/s e possiedono una massa totale di circa 4,6±1,8 M⊙. La supernova che la produsse fu osservata per la prima volta il 4 luglio 1054 e venne registrata dagli astronomi cinesi e arabi dell'epoca; la sua luminosità era tale che la magnitudine apparente dell'evento fu compresa tra −7 e −4,5,[5] tale da renderla visibile ad occhio nudo durante il giorno, sorpassando la luminosità apparente di Venere. La Nebulosa Granchio si trova a circa 6500 al dal sistema solare; perciò l'evento che l'ha prodotta è in realtà avvenuto 6 500 anni prima del 1054, cioè circa nel 5400 a.C.
Al centro della nebulosa si trova la pulsar del Granchio (nota anche come PSR B0531+21), una stella di neutroni con un diametro di circa 28-30 chilometri, scoperta nel 1968: fu la prima osservazione di un'associazione tra pulsar e resti di supernova, una scoperta fondamentale per l'interpretazione delle pulsar come stelle di neutroni.[6]
La Nebulosa Granchio è spesso usata come calibrazione nell'astronomia a raggi X: è molto luminosa in questa banda, e il suo flusso è stabile, a eccezione della pulsar vera e propria: quest'ultima infatti fornisce un forte segnale periodico che può essere usato per controllare le temporizzazioni dei sensori a raggi X. Nell'astronomia a raggi X, "Crab" (parola inglese che significa "Granchio") e "milliCrab" sono a volte usate come unità di flusso. Pochissime sorgenti a raggi X hanno una luminosità superiore ad 1 Crab.