Neuropsicoanalisi è un termine coniato nel 1999[1] per indicare un paradigma di ricerca che si situa tra l'ambito delle neuroscienze e quello della psicoanalisi, che cerca di conciliare e coniugare alcuni modelli teorici di entrambe le discipline per una migliore comprensione complessiva del rapporto mente-cervello e di sviluppare una pratica clinica e psicoterapeutica che unifichi in un sistema coerente i due settori.
Essa ha origine dal recente presupposto che il dualismo epistemologico ed esplicativo tra la ricerca psicodinamica e quella neuroscientifica non ha più motivo di esistere.
«Neuropsychology, like classical neurology, aims to be entirely objective, and its great power, its advances, come from just this. But a living creature, and especially a human being is first and last... a subject, not an object. It is precisely the subject, the living `I,' which is excluded from neurology»
«La neuropsicologia, come la neurologia classica, si propone di essere del tutto obiettiva, e il suo grande potere, i suoi progressi, vengono esclusivamente da questo. Tuttavia una creatura vivente, e in particolare un essere umano è primariamente ed in ultima analisi... un soggetto, non un oggetto. È precisamente il soggetto, l'"io" vivente, che è escluso dalla neurologia»
In tale approccio, che amplia il paradigma classico delle neuroscienze cognitive, la comprensione dei processi psichici è ritenuta insoddisfacente se viene basata solo su un modello esplicativo di tipo cognitivista, o su approcci simili a quello dell'elaborazione delle informazioni (Human Information Processing).
La recente revisione autocritica di alcuni assetti della propria modellizzazione scientifica da parte dei neuroscienziati ha contribuito alla nascita di questo nuovo approccio scientifico.[3]