Occupazione della Banca ottomana | |
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Banca Imperiale Ottomana, 1896. | |
Tipo | Agguato |
Data | 28 giugno 1914 13:00 |
Luogo | Sarajevo |
Stato | Impero ottomano |
Obiettivo | Banca Ottomana |
Responsabili | Papken Siuni Armen Garo |
Motivazione | Questione armena |
Conseguenze | |
Morti | Militanti armeni e guardie ottomane Massacri di 6000 armeni di Costantinopoli.[1] |
L'occupazione della Banca ottomana (in turco Osmanlı Bankası Baskını; in armeno Պանք Օթօմանի գրաւումը?, Bank Otomani k'ravumĕ "Presa della Banca ottomana") da parte di membri della Federazione rivoluzionaria armena (Partito Dashnak) ebbe luogo a Istanbul, la capitale dell'Impero ottomano, il 26 agosto 1896. Nel tentativo di aumentare la consapevolezza e l'azione delle principali potenze europee, 28 uomini e donne armati e guidati principalmente da Papken Siuni e Armen Garo occuparono la banca che impiegava in gran parte personale europeo proveniente dalla Gran Bretagna e dalla Francia. Mossi in gran parte a causa dell'inazione delle potenze europee in merito ai massacri hamidiani avviati dal sultano Abdul Hamid II, i membri della Federazione rivoluzionaria armena videro il sequestro come il loro miglior tentativo per portare alla piena attenzione la loro situazione. La Banca ottomana, all'epoca, fungeva da importante centro finanziario sia per l'Impero che per i paesi europei.
Armati di pistole, granate, dinamite e bombe a mano, il sequestro della banca durò 14 ore, provocando la morte di dieci uomini armeni e soldati ottomani. La reazione ottomana all'occupazione vide ulteriori massacri e pogrom di 6.000 armeni che vivevano a Costantinopoli e lo stesso sultano, Hamid, minacciò l'intero edificio stesso.[1] L'intervento da parte dei diplomatici europei in città riuscì però a persuadere gli uomini a cedere, assegnando un passaggio sicuro ai sopravvissuti in Francia. Nonostante il livello di violenza perpetrato dai turchi, l'occupazione fu riportata positivamente dalla stampa europea, lodando gli uomini per il loro coraggio e gli obiettivi che tentarono di raggiungere.[2] Tuttavia, a parte l'emissione di una nota che condannava i pogrom nella città, le potenze europee non mantennero le loro promesse di applicare le riforme nel paese, nel mentre che i futuri massacri di armeni continuavano a verificarsi.