Operazione Castle | |||||
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La detonazione del test Bravo, il più potente della storia dei test nucleari statunitensi. | |||||
Informazioni | |||||
Stato | Stati Uniti | ||||
Stato del test | Isole Marshall | ||||
Località del test | |||||
Coordinate | 11°39′45.94″N 162°14′16.26″E | ||||
Periodo | febbraio - maggio 1954 | ||||
Numero di test | 6 | ||||
Tipo di test | Atmosferico (detonazione a terra, detonazione su chiatta) | ||||
Potenza massima | 15 Mt | ||||
Cronologia serie | |||||
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La serie di test nucleari denominata Operazione Castle si riferisce alle detonazioni nucleari condotte dagli Stati Uniti d'America negli atolli Enewetak e di Bikini, appartenenti alle Isole Marshall, dal 28 febbraio al 13 maggio del 1954.[1] La serie fu la quinta effettuata dagli Stati Uniti d'America nei Pacific Proving Grounds e, nella cronologia delle operazioni statunitensi, fu preceduta dall'Operazione Upshot–Knothole e seguita dall'Operazione Teapot, entrambe condotte su suolo statunitense.
L'operazione fu condotta dalla Joint Task Force 7 (JTF-7), che incorporava sia personale civile che militare ma che era di fatto organizzata con una struttura militare. In tutto, essa contava 19 100 elementi, tra cui militari dell'esercito, impiegati civili federali e operatori facenti parte del Dipartimento della Difesa (DOD) e della Commissione per l'energia atomica degli Stati Uniti d'America (AEC).
L'operazione Castle fu considerata un successo dal governo statunitense, poiché grazie a essa fu provata la realizzabilità di ordigni termonucleari trasportabili a combustibile solido. Ci furono in effetti delle difficoltà con alcuni dei test, uno dei quali sviluppò una potenza molto inferiore a quanto atteso (risultando in una cosiddetta "fiammella"), mentre due ordigni rilasciarono una potenza oltre due volte più grande delle attese. Un test in particolare, il Castle Bravo, diede origine a un'estesa contaminazione radiologica, con il fallout che interessò le isole e gli atolli vicini al luogo del test, compresi quelli al momento abitati dal personale statunitense coinvolto nell'operazione, così come un peschereccio giapponese, il Daigo Fukuryū Maru, provocando anche una vittima nonché problemi di salute duraturi per molte delle persone esposte. La reazione dell'opinione pubblica proprio a questo test, data anche la preoccupazione inerente agli effetti a lungo termine dell'esposizione al fallout nucleare, fu uno dei motivi che portò al trattato sulla parziale messa al bando degli esperimenti nucleari nel 1963.[2]