Partito Comunista Italiano | |
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Presidente | vedi elenco |
Segretario | vedi elenco |
Stato | Italia |
Sede | Via delle Botteghe Oscure 4, 00186 Roma |
Abbreviazione | PCd'I (1921) PCI (1943) |
Fondazione | Livorno, 21 gennaio 1921 (Partito Comunista d'Italia) |
Derivato da | Partito Socialista Italiano |
Dissoluzione | Rimini, 3 febbraio 1991 |
Confluito in | Partito Democratico della Sinistra (maggioranza) Partito della Rifondazione Comunista (minoranza) |
Ideologia | Comunismo[1] Antifascismo[2][3] Marxismo 1921-1976: Marxismo-leninismo[4][5][6] 1976-1991: Eurocomunismo[7] Europeismo[8] |
Collocazione | Sinistra[9][10][11] |
Coalizione |
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Partito europeo | Nessuno |
Gruppo parl. europeo | Gruppo Comunista (1973–1989) Sinistra Unitaria Europea (1989–1991) |
Affiliazione internazionale | Comintern (1921–1943) Cominform (1947–1956) |
Seggi massimi Camera | |
Seggi massimi Senato | |
Seggi massimi Europarlamento | |
Seggi massimi Consigli regionali | |
Testata | l'Unità |
Organizzazione giovanile | Federazione Giovanile Comunista Italiana (1921–1990) |
Iscritti | 2 252 446[12] (1947) |
Colori | Rosso |
Bandiera del partito | |
Il Partito Comunista Italiano (PCI) è stato un partito politico italiano di sinistra, nonché il maggiore partito comunista dell'Europa occidentale.[13] Venne fondato il 21 gennaio 1921 a Livorno con il nome di Partito Comunista d'Italia (PCd'I) come sezione italiana dell'Internazionale Comunista, in seguito alla rivoluzione d'ottobre, al biennio rosso e alla separazione dell'ala di sinistra del Partito Socialista Italiano guidata tra gli altri da Nicola Bombacci, Amadeo Bordiga, Onorato Damen, Bruno Fortichiari, Antonio Gramsci e Umberto Terracini al XVII Congresso del Partito Socialista Italiano. Ha avuto storica sede in Via delle Botteghe Oscure al civico 4.[13]
Durante il regime fascista, che dal 1926 lo costrinse alla clandestinità e l'esilio, negli anni venti e trenta ebbe una storia complessa e travagliata all'interno dell'Internazionale Comunista, allo scioglimento della quale nel 1943 divenne noto come Partito Comunista Italiano. Durante la seconda guerra mondiale assunse un ruolo di primo piano a livello nazionale, promuovendo e organizzando con l'apporto determinante dei suoi militanti la Resistenza contro la potenza occupante tedesca e il fascismo repubblicano. Il segretario Palmiro Togliatti attuò una politica di collaborazione con le forze democratiche cattoliche, liberali e socialiste, propose una «via italiana al socialismo»[14] ed ebbe un'importante influenza nella creazione delle istituzioni della Repubblica Italiana.
Passato all'opposizione nel 1947 dopo la decisione di Alcide De Gasperi di estromettere le sinistre dal governo per collocare l'Italia nel blocco internazionale filo-statunitense, rimase fedele alle direttive politiche generali dell'Unione Sovietica fino agli anni settanta e ottanta, pur sviluppando nel tempo una politica sempre più autonoma e di piena accettazione della democrazia già a partire dalla fine della segreteria Togliatti e soprattutto sotto la guida di Enrico Berlinguer, che promosse il compromesso storico con la Democrazia Cristiana e la collaborazione tra i partiti comunisti occidentali con il cosiddetto eurocomunismo.
Il PCI toccò alle elezioni politiche del 1976 il suo massimo storico di consenso, mentre alle elezioni europee del 1984 divenne sull'onda emotiva della morte improvvisa del segretario Berlinguer il primo partito italiano (questo evento venne definito «effetto Berlinguer»). Con la caduta del muro di Berlino e il crollo dei Paesi comunisti tra il 1989 e il 1991, il partito si sciolse su iniziativa del segretario Achille Occhetto, dando vita a una nuova formazione politica di stampo socialdemocratico con il Partito Democratico della Sinistra[15][16] mentre una parte minoritaria guidata da Armando Cossutta contraria alla svolta fondò il Partito della Rifondazione Comunista.[17][18]