Petidina | |
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Nome IUPAC | |
Etil 1-metil-4-fenilpiperidina-4-carbossilato | |
Caratteristiche generali | |
Formula bruta o molecolare | C15H21NO2 |
Massa molecolare (u) | 247,33 g/mol |
Numero CAS | |
Numero EINECS | 200-329-1 |
Codice ATC | N02 |
PubChem | 4058 |
DrugBank | DBDB00454 |
SMILES | CCOC(=O)C1(CCN(CC1)C)C2=CC=CC=C2 |
Dati farmacologici | |
Modalità di somministrazione | Orale, endovenosa, intramuscolare |
Dati farmacocinetici | |
Biodisponibilità | 50-60% |
Legame proteico | 65-75% |
Metabolismo | Fegato |
Emivita | 3-5 ore |
Escrezione | Renale |
Indicazioni di sicurezza | |
La petidina è un farmaco analgesico oppioide sintetico appartenente alla classe delle fenilpiperidine.[1][2] È conosciuto anche come meperidina, o con il nome commerciale dei prodotti che lo contengono, il più noto dei quali è il Demerol.[3] Appare strutturalmente ma non farmacologicamente simile al farmaco stimolante metilfenidato.
La petidina è indicata per il trattamento del dolore da moderato a grave e viene somministrata come sale cloridrato in compresse, come sciroppo o per iniezione intramuscolare, sottocutanea o endovenosa.[4]
La petidina è stata sintetizzata per la prima volta nel 1932 come potenziale agente anticolinergico dal chimico tedesco Otto Eisleb.[5] Fu brevettata nel 1937 e approvata per uso medico nel 1943.[6] Prima dell'avvento dell'eroina fu usata in Gran Bretagna come stupefacente. Tutt'oggi si verificano casi di dipendenza.[7]