Piano Solo | |
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Tipo | Presunto tentato colpo di Stato; piano d'emergenza |
Data | 1964 |
Stato | ![]() |
Obiettivo | Controllo delle istituzioni e detenzione degli oppositori politici |
Responsabili | Giovanni de Lorenzo, Antonio Segni |
Motivazione | Impedire l'attuazione dell'agenda riformista del Partito Socialista Italiano, ostacolare le correnti di sinistra della Democrazia Cristiana |
Il Piano Solo fu un piano di emergenza speciale a tutela dell'ordine pubblico fatto predisporre nel 1964 da Giovanni de Lorenzo durante il suo incarico di comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, per volere del presidente della Repubblica Antonio Segni.
Fu ritenuto dal Partito Socialista Italiano un tentativo di colpo di Stato e fu chiamato in tal modo perché "solo l'Arma dei Carabinieri" lo avrebbe dovuto attuare. In seguito alla desecretazione del 1990 emerse che, secondo tale piano, la sede del PSI avrebbe dovuto essere occupata, con 20.000 carabinieri da impiegare.[1] Nel 1967, Nenni riferì che in quelle settimane risuonava un "tintinnar di sciabole" alludendo proprio alla minaccia di un golpe militare.
La stampa - come ad esempio in un articolo nel 1967 pubblicato sul giornale l'Espresso - ed in particolare i giornalisti Lino Jannuzzi e Eugenio Scalfari, sostenne che Segni e de Lorenzo fecero pressione sul Partito Socialista, il quale rinunciò alle riforme ed accettò di formare un secondo governo Moro perché preoccupato dell'attuazione del piano.[2]. La risonanza mediatica portò ad un grande dibattito in Parlamento, dove si decise di istituire un'apposita commissione parlamentare d'inchiesta, presieduta da Giuseppe Alessi, che però escluse ogni tesi di tentato colpo di Stato.[3][4]
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