Piano di Wadati-Benioff

Ipocentri dei terremoti verificatisi in prossimità delle Isole della Sonda nel periodo 1973-1994, in funzione della loro profondità. Si osservi come essi scendano rapidamente a mano a mano che si va dall'oceano verso le zone interne. Siamo pertanto in presenza di una zona di subduzione (piano di Wadati-Benioff).
1. Latitudine (in gradi)
2. Profondità degli ipocentri (in km)

Il piano di Wadati-Benioff (conosciuto anche con il nome di zona di Wadati-Benioff o semplicemente zona di Benioff o piano di Benioff) definisce un piano inclinato dove la litosfera oceanica sprofonda sotto la litosfera continentale (le cosiddette zone di subduzione tipiche dei margini continentali attivi); tale piano segna appunto la zona di contatto fra i due differenti tipi di crosta.

Il piano di Benioff viene definito dall'allineamento degli ipocentri dei sismi che si creano lungo la linea di contatto delle due placche. Le profondità degli ipocentri di questi sismi possono essere variabili; le massime profondità osservate sono intorno ai 700 km.

La pendenza media di questo piano è variabile: generalmente, tanto maggiore è l'inclinazione, tanto più la roccia che sprofonda è densa (e quindi fredda e vecchia, lontana dalla dorsale).

Questa particolare zona prende il nome dai due sismologi che, indipendentemente l'uno dall'altro, studiarono il fenomeno: Hugo Benioff,[1] del California Institute of Technology, e Kiyoo Wadati,[2] dell'Agenzia Meteorologica Giapponese.[3]

  1. ^ Hugo Benioff, Seismic evidence for the fault origin of oceanic deeps, in Bulletin of the Geological Society of America, vol. 60, n. 12, 1949, pp. 1837–1866, Bibcode:1949GSAB...60.1837B, DOI:10.1130/0016-7606(1949)60.
  2. ^ Hirochiki Honda, Kiyoo Wadati and the path to the discovery of the intermediate-deep earthquake zone (PDF), in Episodes, vol. 24, n. 2, 1998, pp. 118–123. URL consultato il 7 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 24 marzo 2012). Archiviato il 24 marzo 2012 in Internet Archive.
  3. ^ Developing the theory [This Dynamic Earth, USGS], su pubs.usgs.gov. URL consultato il 2 marzo 2010.

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