Potenziale elettrochimico

Il potenziale elettrochimico, introdotto da John Alfred Valentine Butler (18991977) e Edward Armand Guggenheim (1901-1970)[1] per tenere conto delle diverse scale di forze alle quali è sottoposta una certa specie chimica (ad esempio quando si trova in soluzione o allo stato solido nel reticolo cristallino dell'elettrodo), è definito come:[2]

dove:

  • è il potenziale chimico della specie i nella fase ;
  • è il numero di cariche presenti su ogni specie trasportatrice di carica; nel caso dell'elettrone tale valore è pari a 1, in quanto ogni elettrone è assimilabile ad una carica negativa, mentre nel caso degli ioni tale valore corrisponde alla valenza dello ione;
  • è la carica elementare;
  • è il potenziale Galvani relativo alla fase .

Dalla formula anzidetta si nota che il potenziale elettrochimico è costituito da due contributi: un contributo di natura chimica (), che deriva dall'azione di interazioni a corto raggio, e un contributo di natura elettrica (), che deriva dall'azione di interazioni a lungo raggio.

  1. ^ Fink, p. 68.
  2. ^ Bianchi, p. 311.

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