Presidenza di Franklin Pierce

Presidenza Franklin Pierce
Ritratto del presidente Pierce.
StatoStati Uniti (bandiera) Stati Uniti
Capo del governoFranklin Pierce
(Partito Democratico)
Giuramento4 marzo 1853
Governo successivo4 marzo 1857

La presidenza di Franklin Pierce ebbe inizio il 4 marzo 1853, con l'insediamento, e terminò il 4 marzo 1857. Pierce, un esponente del Partito Democratico del New Hampshire divenne il 14º presidente degli Stati Uniti battendo il candidato del Partito Whig Winfield Scott alle elezioni presidenziali del 1852.

Nel suo partito era considerato accomodante verso tutte le correnti politiche, e ottenne così, benché ben poco conosciuto, la nomina a candidato presidente, al 49º scrutinio della Convention nazionale democratica.

Come presidente gestì una serie di riforme nei dipartimenti esecutivi del governo federale le quali migliorarono l'efficienza degli impiegati. Tentò anche di imporre requisiti imparziali per la funzione pubblica, ma cercando di soddisfare al contempo anche le diverse fazioni del proprio partito grazie alla pratica del clientelismo, tentativo che sostanzialmente non riuscì per cui perse molti dei suoi sostenitori.

Pose il veto ai finanziamenti di lavori pubblici nelle infrastrutture e richiese dazi doganali più bassi. In sintonia con il movimento espansionista "Young America" (Giovane America) sostenne l'acquisto di terreni da parte del finanziere James Gadsden dal Messico (il cosiddetto acquisto Gadsden) e guidò un fallito tentativo di acquisire la Capitaneria generale di Cuba dall'impero spagnolo. La presidenza Pierce fu severamente criticata quando divenne pubblico il Manifesto di Ostenda, un documento scritto da alcuni dei suoi diplomatici più in vista, che richiedeva l'annessione dell'isola di Cuba anche con la forza, se necessario.

La sua popolarità negli Stati del Nord non schiavisti declinò bruscamente quando sostenne la legge Kansas-Nebraska Act del 1854 che annullò di fatto il "compromesso del Missouri" di quattro anni prima, fortemente sostenuto dalla presidenza di Millard Fillmore. L'approvazione della legge contribuì all'estensione del conflitto per l'espansione dell'istituto schiavista anche negli Stati Uniti d'America occidentali; il feroce dibattito sulla legge portò alla crisi definitiva del Partito Whig e gli stessi Democratici ne furono gravemente indeboliti. Con la scomparsa dei Whig, emersero due nuovi importanti partiti: i nativisti del Know Nothing e il Partito Repubblicano anti-schiavista.

Pierce cercò di farsi ricandidare dal Partito Democratico a un secondo mandato alla Convention nazionale in vista delle elezioni presidenziali del 1856 ma fu largamente sconfitto da James Buchanan, che in quegli anni era stato ambasciatore nel Regno Unito e quindi era rimasto fuori dalle polemiche della politica interna. Buchanan vinse le elezioni sconfiggendo i candidati sia del Partito Know Nothing sia dei neonati Repubblicani.

Pierce viene generalmente considerato dagli storici della presidenza un capo dell'esecutivo inetto, la cui incapacità a fermare il conflitto tra Nord e Sud della nazione contribuì ad accelerare il processo verso la guerra di secessione[1]. Dopo la sua morte finì sostanzialmente dimenticato, catalogato nella serie di presidenti i cui disastrosi mandati condussero direttamente alla guerra civile[2]. Storici e politologi lo classificano in genere come uno dei peggiori presidenti di tutti i tempi; alla stessa maniera viene valutato anche nella classifica storica dei presidenti degli Stati Uniti d'America.

La firma autografa del presidente Pierce.
  1. ^ Jean H. Baker, FRANKLIN PIERCE: IMPACT AND LEGACY, su Miller Center. URL consultato il 4 dicembre 2017.
  2. ^ Gara (1981), p. 180.

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