Lo studio dei processi per stregoneria in Italia nell'arco temporale della "Caccia alle streghe europea" (1450-1750), il momento cioè in cui, tra l'Europa e le colonie britanniche d'America, furono processate per stregoneria circa 100000 persone[2] e ne furono condannate a morte circa la metà,[3] è per taluni versi ben più complesso rispetto a quelli verificatisi in altri paesi europei nel medesimo periodo. In Italia come altrove il processo per stregoneria poteva essere gestito non solo dalle autorità religiose ma anche dai locali poteri temporali cosa che, in una regione geografica divisa tra numerose differenti compagni statali, i cosiddetti "Antichi stati italiani", ha portato alla stratificazione di materiale processuale variegato, in svariate sedi e solo parzialmente e malamente pervenuto alla storiografia moderna.
Le stime dell'intensità dei processi ed il numero delle esecuzioni da essi comminate sono pertanto, per i predetti motivi, estremamente volatili, per l'Italia più ancora che per altri paesi, variando da centinaia a migliaia di vittime.[2] Uno dei pochi dati certi, apparentemente paradossale, è che l'Inquisizione romana, potentissima nell'Italia dell'Ancien Régime, condannò al rogo per stregoneria entro le mura della città di Roma solo 4 persone.[4][5][6] Stando alle stime, i processi nella Penisola dovrebbero essere stati circa 5000 e le vittime, applicando le modalità di calcolo proposte da Brian P. Levack, almeno un paio di migliaia di cui però solo 36 apparentemente imputabili al Vaticano.[2][7]
L'Italia settentrionale sperimentò una prima ondata di processi alle streghe con largo anticipo rispetto alla maggior parte dell'Europa. Il fenomeno raggiunse il suo apice durante il Rinascimento: dopo alcuni casi sporadici negli anni 1370 ed uno di grande rilevanza avvenuto nello Stato di Milano nel 1384–1390, infatti, nel corso del XV secolo si verificarono nella Penisola numerose cacce alle streghe. Processi di massa per stregoneria con numerose esecuzioni furono celebrati in Valtellina (1460, 1483 e 1485), a Cuneo (1477) e Pavia (1479), nel Canavese (1472 e 1475-76) e a Peveragno (1485 e 1489) e Carignano (1493–94). Il successivo periodo di caos socio-politico per la Penisola durante le celebri "Guerre d'Italia del XVI secolo" aggravò ulteriormente la situazione.[8][9] Dopo il 1530, quando l'Italia era ormai saldamente sotto il dominio degli Asburgo di Spagna, le esecuzioni per stregoneria diminuirono e, per diversi decenni, punizioni minori della pena di morte divennero comuni nei processi alle streghe.[10] Gli Stati italiani sperimentarono una seconda ondata di esecuzioni per stregoneria durante la Controriforma che raggiunsero il culmine tra il 1580 e il 1660 circa, diminuendo poi sino a scomparire nella prima metà del XVIII secolo con gli ultimi roghi accertati negli Anni 1720.[11][12]
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