Processo di Tokyo è il nome che viene utilizzato in riferimento ai procedimenti del Tribunale militare internazionale per l'Estremo Oriente (in inglese: International Military Tribunal for the Far East, IMTFE), istituito per giudicare le più importanti personalità dell'Impero giapponese accusate di aver commesso, prima e durante la seconda guerra mondiale, tre tipologie di crimini: crimini contro la pace (Classe A), crimini di guerra (Classe B) e crimini contro l'umanità (Classe C). La prima accusa si riferisce alle cospirazioni politiche messe in atto dal Giappone nel periodo pre-bellico allo scopo di causare la seconda guerra sino-giapponese e la guerra del Pacifico; le ultime due riguardano invece i crimini e le atrocità perpetrati durante la guerra mondiale, come il massacro di Nanchino.
Il tribunale si riunì per la prima volta il 3 maggio 1946 e si sciolse il 12 novembre 1948 e le sedute del processo ebbero luogo nel quartiere Ichigaya di Tokyo. Venticinque tra militari e politici giapponesi furono accusati di aver commesso crimini di Classe A, mentre più di 5.700 cittadini giapponesi furono accusati di crimini di Classe B e C, per lo più per abuso di prigionieri di guerra. I processi alle personalità minori furono tenuti separatamente in diverse città del Sud-est asiatico.
L'Imperatore Hirohito del Giappone e tutti i membri della famiglia imperiale non furono processati per nessuna delle tre categorie di crimini. Molte personalità, come Nobusuke Kishi, che in seguito divenne Primo ministro, e Yoshisuke Aikawa, presidente dello zaibatsu Nissan, furono accusati ma rilasciati senza mai essere chiamati a deporre. Gli scienziati dell'Unità 731, che agli ordini del generale Shirō Ishii avevano condotto esperimenti su cavie umane per tutta la durata della guerra, sfuggirono al processo protetti dalle autorità statunitensi.