Il Progetto San Marco fu un programma di collaborazione bilaterale che vide impegnati Italia e Stati Uniti nella ricerca scientifica e nella sperimentazione nello spazio tra il 1962 ed il 1980. Il progetto segnò l'inizio dell'era spaziale italiana: infatti, il lancio del San Marco 1 il 15 dicembre 1964, portò l'Italia ad essere la quinta nazione a progettare e mettere in orbita un satellite artificiale dopo Unione Sovietica, Stati Uniti, Regno Unito e Canada,[1] utilizzando un vettore fornito dagli Stati Uniti ma operato da personale italiano[2][3][N 1]. Gli enti preposti al programma furono la NASA per gli Stati Uniti e il Centro di Ricerche Aerospaziali (CRA), oggi noto come Centro di Ricerca Progetto San Marco, dell'Università di Roma "La Sapienza". Ideatore e padre del progetto fu il prof. Luigi Broglio il quale riuscì a coinvolgere il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e l'Aeronautica Militare Italiana.
Il programma prevedeva la firma dei protocolli d'intesa per la cessione da parte della NASA del razzo vettore Scout, la progettazione del satellite San Marco, la sua costruzione in 8 esemplari, l'approntamento di una base missilistica, l'addestramento dei tecnici coinvolti a Wallops Island, in Virginia, le prove in laboratorio e infine la messa in orbita dei satelliti[4]. Il Progetto San Marco vide tuttavia la nascita effettiva di solo cinque degli otto satelliti previsti a causa della riassegnazione dei relativi fondi verso altri progetti più recenti, primo tra tutti il Progetto SIRIO istituito nel 1968. L'evoluzione del programma comunque portò alla creazione del Centro di Ricerca Progetto San Marco nel 1993, ora ancora sotto la direzione dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza".
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