In pedagogia, la punizione (castigo) è un metodo educativo di correzione, molto diffuso: è applicato dal genitore, dal docente o da un'altra figura autorevole nei confronti del bambino. Normalmente essa è una sanzione per un comportamento scorretto, analogamente alla pena inflitta all'adulto resosi responsabile di un illecito o di un reato.
La valenza della punizione in quanto metodo educativo è stata oggetto di controversie, in particolare nel XX secolo: ricerche di carattere psicologico e psicoanalitico, svolte per esempio da Bruno Bettelheim, Donald Woods Winnicott e Alice Miller, hanno evidenziato (con varie motivazioni) la scarsa utilità e persino la nocività di un approccio educativo basato sulla punizione, in particolare fisica. Alice Miller sostiene che la punizione corporale produca, nel bambino, un dolore non passibile di rimozione e un trauma psicologico che potrebbero segnare (attraverso meccanismi di reazione come l'autoritarismo e il disturbo depressivo) il suo sviluppo nella fase adulta[1].
Dal punto di vista storico, si può menzionare una considerazione (elementare e, probabilmente, derivata da semplici dati empirici) di San Giovanni Bosco (prelato, educatore e fondatore dell'ordine dei Salesiani) il quale, nella sua esposizione, si esprime contro ogni metodo di punizione corporale adducendo motivazioni poi riprese da altri studiosi[2].
La "pedagogia nera", al contrario, sostiene un modello educativo in cui la violenza e le punizioni sono legittime: afferma che il bambino è, tendenzialmente, portato ad assumere abitudini "viziose" (cattive, autolesioniste, antimorali, antisociali) laddove il genitore, o tutore, non intervenga correggendolo e reprimendo le sue naturali tendenze. In tal caso la punizione è, quindi, uno strumento educativo e di insegnamento: attraverso una punizione, anche fisica, si otterrebbe il risultato di trasmettere al bambino il messaggio che il rispetto delle regole è necessario e che la trasgressione comporta sanzioni e sofferenze. Secondo questa pedagogia, la punizione è l'unico metodo efficace per trasmettere questo tipo di messaggio senza ingenerare confusioni dovute alla scarsa capacità di comprendere, propria del bambino.