I rapimenti turchi (in islandese Tyrkjaránið) furono una serie di incursioni schiaviste da parte dei corsari barbareschi avvenute in Islanda nell'estate del 1627.[1] I corsari provenivano dalle città di Algeri (nell'odierna Algeria) e Salé (nell'odierno Marocco)[2] e fecero le loro incursioni a Grindavík, nei fiordi orientali e a Vestmannaeyjar. Circa 50 persone rimasero uccise e quasi in 400 furono catturate e vendute nel mercato degli schiavi. Dai 9 ai 18 anni successivi ai rapimenti, venne infine pagato un riscatto[3] per il ritorno di 50 persone.
L'etichetta "turco" non si riferisce alla Turchia; all'epoca era un termine generico per tutti i musulmani nella regione mediterranea poiché la gran parte del Maghreb era compresa nell'Impero ottomano.[2]
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