Il Rassenschande ("vergogna razziale") o Blutschande era un concetto usato nella politica razziale tedesca nazista contro la mescolanza razziale, relativo ai rapporti sessuali tra ariani e non ariani. Fu messo in pratica tramite diverse politiche sociali, ad esempio con il requisito del certificato ariano,[1] e poi tramite l'applicazione di leggi come le leggi di Norimberga, adottate all'unanimità dal Reichstag il 15 settembre 1935. Inizialmente si riferivano prevalentemente ai rapporti tra i tedeschi classificati come ariani ed i non ariani, indipendentemente dalla cittadinanza; nelle prime fasi i colpevoli venivano presi di mira in modo informale, successivamente puniti sistematicamente da un apparato giuridico più repressivo.
Negli anni di guerra che seguirono, furono vietate per legge anche le relazioni tra i tedeschi del Reich (Reichsdeutsche) e i milioni di Ostarbeiter stranieri portati con la forza in Germania. Si fece di tutto per fomentare il disgusto popolare verso questi rapporti.[2][3] Tali leggi erano giustificate dall'ideologia razziale nazista, che descriveva gli slavi come Untermenschen. Inoltre, c'era una ragione pratica: prima dell'entrata in vigore delle leggi, le donne polacche e sovietiche, di solito in seguito a stupri, iniziarono ad avere così tante nascite indesiderate che dovettero essere create centinaia di case speciali, dette Ausländerkinder-Pflegestätte ("asili per bambini stranieri"), per segregare o eliminare i bimbi nati da questi rapporti.[4][5][6]