Remain in Light album in studio | |
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Artista | Talking Heads |
Pubblicazione | 8 ottobre 1980 |
Durata | 40:10 |
Dischi | 1 |
Tracce | 8 |
Genere | New wave[1][2] Post-punk[1][3] Funk rock[1][2][4] |
Etichetta | Sire Records |
Produttore | Brian Eno |
Registrazione | Compass Point Studios e Sigma Sound Studios dal luglio all'agosto 1980 |
Certificazioni | |
Dischi d'oro | ![]() (vendite: 50 000+) ![]() (vendite: 100 000+) ![]() (vendite: 500 000+) |
Talking Heads - cronologia | |
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Singoli | |
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Remain in Light è il quarto album in studio dei Talking Heads, pubblicato l'8 ottobre 1980 dalla Sire Records. Fu registrato in varie località delle Bahamas e degli Stati Uniti tra il luglio e l'agosto 1980 e prodotto da Brian Eno, da tempo collaboratore del gruppo. L'album raggiunse la diciannovesima posizione della classifica Billboard 200 negli Stati Uniti e la ventunesima della Official Albums Chart. Furono distribuiti due singoli, Once in a Lifetime e Houses in Motion, e il promo Crosseyed and Painless. Venne inoltre certificato disco d'oro negli Stati Uniti e in Canada nel corso degli anni ottanta.
Dopo l'uscita di Fear of Music nel 1979, i Talking Heads desideravano realizzare un album in grado di smentire l'idea che il frontman e paroliere David Byrne fosse l'unico membro creativo del gruppo e lavorasse con una semplice band di supporto. Ricorrendo all'influenza del musicista nigeriano Fela Kuti, decisero allora di sperimentare con la poliritmia africana, il funk e la musica elettronica e insieme a Eno registrarono le tracce strumentali come una serie di ripetizioni e loop, un'idea innovativa per l'epoca. Numerosi musicisti addizionali collaborarono con il gruppo lungo tutta la fase di registrazione, tra cui il chitarrista Adrian Belew, la cantante Nona Hendryx, e il trombettista Jon Hassell. La stesura dei testi rallentò il completamento dell'album, ma fu conclusa quando Byrne adotto un metodo di scrittura simile al flusso di coscienza e trovò ispirazione dalla cultura africana. La copertina, ideata dalla bassista Tina Weymouth e dal batterista Chris Frantz, fu realizzata con l'aiuto della M&Co, la compagnia di design e ingegneria informatica del Massachusetts Institute of Technology. Completato l'album, i Talking Heads estesero la formazione a nove membri per i concerti promozionali.
Remain in Light fu ben accolto dalla critica, che lodò la fusione coerente di diversi generi e la sperimentazione sonora. È presente in diverse classifiche dei migliori album degli anni ottanta e dei migliori album di sempre, e viene spesso considerata il capolavoro della band. Nel 2006 è stato rimasterizzato e ridistribuito con l'aggiunta di quattro tracce bonus. Nel 2017, la Biblioteca del Congresso ha giudicato l'album "culturalmente, storicamente o esteticamente significativo" e lo ha inserito nel National Recording Registry.[8]
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