Riserva faunistica del Kalahari centrale | |
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Central Kalahari Game Reserve | |
Codice WDPA | 7510 |
Class. internaz. | Categoria IUCN Ib: area selvaggia |
Stato | Botswana |
Regioni | Distretto di Ghanzi |
Superficie a terra | 52800 km² |
Mappa di localizzazione | |
La Riserva faunistica del Kalahari centrale è un'ampia area naturale protetta situata nel deserto del Kalahari, nel Botswana.[1]
Fondato nel 1961, si estende su una superficie di 52.800 km² diventando così la seconda riserva più grande del mondo. Il terreno presenta valli fluviali ricoperte da saline, ma in genere è pianeggiante o dolcemente ondulato, coperto da cespugli ed erbe, talvolta con aree alberate, ed ospita animali come giraffe, iene, zebre, facoceri, springbok, ghepardi, licaoni, sciacalli, leopardi, impala, leoni, orici, gnu, ecc.
I Boscimani, o San, hanno abitato e percorso queste terre per migliaia di anni. Tra il 1997 e il 2002, in tre diverse operazioni, il governo del Botswana sfrattò i Boscimani che vivevano nella Central Kalahari Game Reserve (CKGR). Nel 2002 i Boscimani decisero di portare il governo in tribunale accusandolo di averli sfrattati illegalmente dalla loro terra ancestrale[2] e, nel 2006, dopo “il processo più lungo e più costoso nella storia del Botswana”, una sentenza della Corte Suprema riconobbe il loro diritto a vivere e cacciare nella CKGR, definendo gli sfratti “illegali e incostituzionali”[3].
Tuttavia, i Boscimani che da allora hanno fatto ritorno nella CKGR denunciano di essere oggetto di continue molestie e intimidazioni[4]. Oggi la maggior parte di loro è costretta a richiedere un permesso di un mese per entrare nella riserva, mentre molti hanno denunciato di essere stati arrestati, multati e alcuni persino torturati, per aver cacciato[5].
Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, ha più volte denunciato “le manovre messe in atto dal governo del Botswana per impedire ai Boscimani di vivere e cacciare liberamente nella loro terra ancestrale, distruggendo il loro stile di vita.” [6] Nel settembre 2013 Survival ha lanciato il boicottaggio del turismo in Botswana[7]. Una decisione drastica, ha spiegato il direttore generale dell'associazione, Stephen Corry, dovuta “alle continue persecuzioni messe in atto dal governo del Botswana nei confronti dei primi abitanti del paese”[8].