Un rito di passaggio è un rituale che segna il cambiamento di un individuo da uno status socioculturale ad un altro, cambiamenti che riguardano il ciclo della vita individuale; il caso paradigmatico è quello dei riti di iniziazione[1], ma anche altri avvenimenti come la nascita, la morte, il matrimonio o la menopausa, o anche altre situazioni connesse o meno ad avvenimenti biologici, possono essere gestite socialmente mediante tale tipologia di riti. Il rituale si attua, il più delle volte, in una cerimonia o in prove diverse.
I riti di passaggio permettono di legare l'individuo al gruppo, ma anche di strutturare la vita dell'individuo a tappe precise, che permettono una percezione tranquillizzante dell'individuo nel rapporto con la sua temporaneità e con la sua mortalità.
Questo fenomeno ha dunque un ruolo importante per l'individuo, per la relazione tra l'individuo e il gruppo e per la coesione del gruppo nel suo insieme.
Tale tipologia rituale è stata indicata come universalmente diffusa dall'etnologo Arnold Van Gennep (1873-1957), che la descrisse per primo nel 1909.[2] Successivamente tale categoria concettuale è stata costantemente utilizzata dagli studiosi di scienze etno-antropologiche per descrivere rituali presso i più disparati gruppi sociali.