Saccarina | |
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Nome IUPAC | |
1,1-diosso-1,2-benzotiazol-3-one 1,2-benzenisotiazolin-3-one-1,1-diossido | |
Nomi alternativi | |
saccarina solfoniuro benzoico E954 | |
Caratteristiche generali | |
Formula bruta o molecolare | C7H5NO3S |
Massa molecolare (u) | 183,1845 |
Aspetto | cristalli bianchi |
Numero CAS | |
Numero EINECS | 201-321-0 |
PubChem | 5143 |
DrugBank | DBDB12418 |
SMILES | C1=CC=C2C(=C1)C(=O)NS2(=O)=O |
Proprietà chimico-fisiche | |
Densità (g/cm3, in c.s.) | 0,828 |
Costante di dissociazione acida (pKa) a 291 K | 11,7 |
Solubilità in acqua | 1g/290ml |
Temperatura di fusione | 228.8-229.7 °C (501,95-502,85 K) |
Indicazioni di sicurezza | |
Frasi H | --- |
Consigli P | ---[1] |
La saccarina (1,2-benzenisotiazolin-3-one-1,1-diossido) è stato il primo dolcificante artificiale; fu scoperto nel 1879 da Ira Remsen e Constantin Fahlberg della Johns Hopkins University.
La saccarina ha un potere dolcificante 450 volte superiore a quello del saccarosio[2] e presenta un retrogusto amaro o metallico generalmente considerato sgradevole, specialmente ad alte concentrazioni: tuttavia questo difetto è più o meno evidente a seconda della sensibilità personale del consumatore. A differenza di composti analoghi di sintesi più recenti, ad esempio l'aspartame, la saccarina è stabile al calore anche in ambiente acido, è inerte rispetto agli altri ingredienti alimentari e non dà problemi di conservazione.
Nei paesi in cui l'uso di entrambi i composti è consentito, la saccarina viene spesso associata al ciclamato in proporzione 1:10 per correggere i rispettivi difetti nel retrogusto. Viene usata spesso anche in associazione con l'aspartame.
In forma acida, la saccarina non è molto solubile in acqua; pertanto di norma come dolcificante artificiale viene utilizzato il suo sale sodico. Più raramente, in particolare da parte di chi segue una dieta povera di sodio, si ricorre al sale di calcio. In entrambi i casi la solubilità in acqua è elevata (0,67 g/ml a temperatura ambiente).