Giorgio Castriota "Scanderbeg" Gjergj Kastrioti Skënderbeu | |
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Nascita | Sinë (Distretto di Mat), 1405 |
Morte | Alessio, 17 gennaio 1468 |
Cause della morte | Malaria |
Religione | Cattolicesimo |
Dati militari | |
Paese servito | ![]() ![]() |
Forza armata | Esercito ottomano Lega di Alessio |
Anni di servizio | 1444-1468 |
Grado | Generalissimo |
Guerre | Crociata di Varna Guerra albanese-turca |
Battaglie | Battaglia di Nissa (1443) Battaglia di Torvioll Assedio di Danja Battaglia di Oranico Battaglia di Kruja Assedio di Svetigrad Battaglia di Berat Battaglia di Modrič Battaglia di Meçad Battaglia di Albulena Battaglia di Mat Battaglia di Ocrida Assedio di Kashar Assedio di Kruja |
Nemici storici | ![]() |
Comandante di | Lega di Alessio e guida della resistenza albanese contro il dominio ottomano |
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Giorgio Castriota, detto Scanderbeg (in albanese: Gjergj Kastrioti Skënderbeu; in turco-ottomano: اسکندر بگ, traslitt. İskender beğ; in latino: Georgius Castriotus Scanderbecus; in italiano noto storicamente anche come Giorgio Castriotto o Scannabecchi; Sinë, 1405[1] – Alessio, 17 gennaio 1468[2]), è stato un condottiero, patriota e principe albanese che guidò i suoi connazionali alla ribellione contro l'occupazione dell'Albania da parte dei turco-ottomani. È considerato l'eroe nazionale albanese.
Figura balcanica più rappresentativa del XV secolo, fu principe albanese e re d'Epiro. Abile condottiero, stratega e diplomatico di nobile lignaggio, unì i principati d'Albania, animando la resistenza degli Albanesi e bloccando per due decenni l'avanzata dell'Impero ottomano verso l'Europa[3]. Per tale motivo, a seguito delle eroiche imprese conseguite nelle strenua difesa dell'Europa cristiana dall'invasione islamica, ottenne da papa Callisto III l'appellativo di Athleta Christi et Defensor Fidei (Atleta di Cristo e Difensore della Fede)[4] e da papa Pio II quello di "nuovo Alessandro" (con riferimento ad Alessandro Magno)[5]. La sua figura divenne ben presto simbolo della libertà tanto agognata dal popolo albanese. Le sue gesta ispirarono in generale nei secoli la letteratura, le arti e il senso identitario del popolo albanese, soprattutto quello della diaspora in Italia, influendo altresì sulla civiltà romantica europea.