La scuola franco-sassone, talvolta chiamata anche franco-insulare, designa uno stile della miniatura carolingia comune negli scriptoria delle abbazie nei territori più settentrionali dell'Impero carolingio (attuali Belgio e nella Germania settentrionale) dal IX alla fine del X secolo. È caratterizzato dalla combinazione dello stile carolingio con elementi della miniatura insulare (irlandese e anglosassone). S'irradiò in tutto l'impero carolingio grazie alla produzione di manoscritti di lusso destinati all'aristocrazia franca e ai monasteri di tutta Europa. Questo stile continuò a lungo in questa regione fino al periodo romanico.
Prendendo a modello le opere iberno-sassoni dell'VIII secolo, la scuola franco-sassone propose uno stile di gusto decorativo "retrò" rispetto al classicismo riscoperto dai Carolingi.[1] Anticipazioni di questa tendenza si ebbero nello scriptorium dell'abbazia di Saint-Amand con la cosiddetta Seconda Bibbia di Carlo il Calvo, risalente a circa l'870, nella quale si tornò alla decorazione aniconica, priva cioè delle piene pagine figurate, alle decorazioni angolari e alle grandi lettere capitali dalla geometria armoniosa e raffinata.[2] Emersero in questo periodo nuovi scriptoria che ne diedero ulteriori esempi: le abbazie di Saint-Vaast ad Arras, di Saint-Omer e di Saint-Bertin. Da quest'ultima proviene il Salterio di Ludovico II il Germanico, scritto nel terzo o quarto decennio del IX secolo.[3]