La teoria del second best (o ottimo di secondo rango) studia, nell'ambito dell'economia del benessere, la seconda miglior soluzione quando l'ottimo paretiano non può esser raggiunto. È stata sviluppata da Kelvin Lancaster e Richard Lipsey.
Un ottimo paretiano deve soddisfare ad una serie di condizioni che in pratica sono sovente difficili da ottenere. Infatti, le esigenze istituzionali,[1] il blocco di certi prezzi o il sistema di tassazione introducono delle distorsioni che impediscono l'ottenimento di un ottimo paretiano.
Si potrebbe allora considerare una classificazione dei diversi stati dell'economia basata sulle condizioni dell'ottimo paretiano non soddisfatte. Per esempio, se il numero dei mercati dove vige la concorrenza è superiore nello stato
che nello stato
, si potrebbe supporre che lo stato
sia migliore dello stato
siccome dovrebbe essere più vicino all'ottimo paretiano. Questa ipotesi non è però valida, salvo in casi particolari.
Se l'ottimo paretiano o first best non può essere raggiunto, bisogna cercare il second best. Prendiamo il caso di un'economia con un solo consumatore e una sola funzione di produzione. Le condizioni di ottimalità sono ottenute massimizzando l'utilità del consumatore sotto i vincoli usuali. La funzione lagrangiana è:

dove
sono le quantità consumate e
le quantità prodotte dei beni (
).
Si ottengono, tra l'altro, le condizioni seguenti:

Il saggio marginale di sostituzione tra il bene j e il bene s deve essere uguale al saggio di trasformazione dei prodotti.
Supponiamo ora che un'esigenza istituzionale impedisca di ottenere questa uguaglianza per il primo bene. Questa condizione può essere espressa nel seguente modo:[2]

È allora impossibile ottenere l'ottimo paretiano. Bisogna calcolare il second best massimizzando l'utilità sotto questo vincolo supplementare. La funzione lagrangiana diventa:

Dalle condizioni di primo ordine:





Si ottengono le relazioni seguenti:
![{\displaystyle {\frac {\frac {\partial u}{\partial q_{j}}}{\frac {\partial u}{\partial q_{s}}}}={\frac {\sigma \varphi _{j}+\gamma {\bigl [}{\frac {\partial u_{1}}{\partial q_{j}}}-k{\frac {\partial \varphi _{1}}{\partial {\hat {q}}_{j}}}{\bigr ]}}{\sigma \varphi _{s}+\gamma {\bigl [}{\frac {\partial u_{1}}{\partial q_{s}}}-k{\frac {\partial \varphi _{1}}{\partial {\hat {q}}_{s}}}{\bigr ]}}}\qquad j,s=1,2,\ldots ,m}](https://wikimedia.org/api/rest_v1/media/math/render/svg/ec42a7ad8cfedc046df3e9bca6bf0f6520e2df70)
Se le funzioni di utilità e di produzione sono additive,
e
sono uguali a zero per
. In questo caso, per i beni da 2 a m le relazioni diventano:

e sono identiche a quelle ottenute per l'ottimo paretiano. Introdurre la concorrenza in un mercato supplementare è una politica ottimale quando le funzioni di utilità e di produzione sono additive. Infatti, si passa da un equilibrio di terzo rango ad un migliore equilibrio di secondo rango. Le politiche "parziali" ("piecemeal policies" in inglese)[3] sono giustificate in questo caso.
Quando le funzioni di utilità o di produzione non hanno questa forma particolare, le condizioni del second best sono differenti di quelli del first best e questo per tutti i mercati, come lo mostra l'esempio qui sopra. Introdurre la concorrenza in un ramo supplementare può condurre ad uno stato dell'economia peggiore: le politiche economiche che introducono gradualmente la concorrenza nei diversi mercati non hanno nessuna giustificazione teorica quando le funzioni di utilità e di produzione non sono additive.
- ^ Per esempio nel caso dell'imposizione di un dazio come spiegato da Giancarlo Gandolfo in Economia internazionale, Enciclopedia delle Scienze Sociali, Treccani, 1993
- ^ James M. Henderson e Richard E. Quandt, Teoria microeconomica, Torino, 1973
- ^ O.A. Davis and A.B. Whinston, "Piecemeal Policy in the Theory of Second Best", Review of Economic Studies, 1967, pp. 323-331