Seconda guerra di mafia parte della guerra di mafia siciliana | |||
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Data | 1981-1984 | ||
Luogo | Sicilia | ||
Casus belli | Uccisione di Stefano Bontate | ||
Esito | Vittoria dei Corleonesi | ||
Schieramenti | |||
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Comandanti | |||
Perdite | |||
400-1000 morti totali | |||
Voci di guerre presenti su Wikipedia | |||
La seconda guerra di mafia fu un conflitto interno a Cosa nostra svoltosi in Sicilia tra il 1981 e il 1984, che vide l'affermarsi del Clan dei Corleonesi come fazione egemone.
Il conflitto scaturì da una forte instabilità interna all'organizzazione mafiosa, scossa dai nuovi grossissimi interessi del traffico internazionale di eroina e delle nuove ambizioni della fazione di Corleone capeggiata da Totò Riina, Bernardo Provenzano e Leoluca Bagarella. In quegli anni si registra l'ascesa dei "Clan dei Corleonesi", i quali impongono il proprio potere criminale con vari omicidi, spesso riportati in primo piano dalla stampa locale come nel caso del quotidiano palermitano L'Ora, che arriverà a titolare le sue prime pagine enumerando le vittime dei conflitti tra fazioni mafiose rivali. Tra le vittime di Cosa nostra vi furono anche personaggi come Pio La Torre, principale artefice della legge Rognoni-La Torre, e il generale dell'Arma dei Carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa.
Le vicende della seconda guerra di mafia furono trattate all'interno del Maxiprocesso di Palermo, istruito dai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino[1][2].