Il sistema di Canton (1757–1842; zh. 一口通商T, Yīkǒu tōngshāngP, lett. "Relazioni commerciali [a porto] unico"; yue at1 hau2 tung1 soeng1) servì alla Cina Qing (1636–1912) come mezzo per controllare il commercio con l'Occidente concentrando tutti gli scambi sul porto meridionale di Canton/Guangzhou. Tale politica, nei fatti una forma di protezionismo, nacque nel 1757 in risposta alla percepita minaccia politica e commerciale proveniente dall'estero da parte degli imperatori cinesi.
Dalla fine del XVII secolo, regnante l'imperatore Qing Kangxi (r. 1661–1722), appositi intermediari commerciali cinesi, gli 行T, Háng/HongP, gestirono tutto il commercio con l'estero nel porto di Canton,[1] intorno al quale avevano finito per focalizzarsi tutti gli interessi commerciali stranieri.[2] Gli interlocutori occidentali erano stanziati presso le c.d. "Tredici fattorie" lungo la riva del fiume delle Perle, appena fuori città. Nel 1760, per ordine dell'imperatore Qing Qianlong (r. 1735–1796), gli Hong furono raggruppati in un cartello monopolistico noto come 公行T, 公行S, CohongP, lett. "Pubblico commercio" e da lì in poi gli intermediari commerciali sinici che commerciavano con l'estero (zh. 洋行T, Yáng HángP, lett. "Intermediari/ommercianti oceanici/stranieri") agirono tramite il Cohong e sotto la supervisione dell'Amministratore delle dogane di Canton (zh. 粵海關部T, 粤海关部S, Yuèhǎi guānbù jiàn dùP yue. jyut6 hoi2 gwaan1 bou6 gaam1 duk1), informalmente noto come "Hoppo", e del Viceré del Liangguang.
Il sistema restò in auge fino alla seconda metà del XIX secolo, quando fu smantellato per diretta intromissione in Cina delle potenze occidentali a seguito delle Guerre dell'oppio.