Compagnia del Mare del Sud[ | |
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South Sea Company | |
Tipo | Commerciale |
Fondazione | Gennaio 1711 |
Scioglimento | 1853 |
Scopo | Commercio di schiavi |
Sede centrale | Londra |
La South Sea Company, in italiano Compagnia del Mare del Sud[1] (ufficialmente: Il Governatore e la Società dei commercianti della Gran Bretagna, il commercio nei mari del Sud e in altre parti d'America, e per l'incentivazione della pesca)[2] era una società per azioni britannica fondata nel 1711, creata da un partenariato pubblico-privato per consolidare e ridurre il costo del debito nazionale. Alla compagnia era stato inoltre concesso il monopolio per il commercio con il Sud America, da cui il nome.
Nel momento in cui fu creata, la Gran Bretagna fu coinvolta nella Guerra di successione spagnola e la Spagna controllava il Sud America. Non c'era quindi alcuna prospettiva realistica che il commercio avrebbe avuto luogo e che la compagnia avrebbe mai realizzato alcun profitto significativo dal suo monopolio. Le azioni della compagnia aumentarono notevolmente in termini di valore, quando ampliò le sue operazioni che si occupavano di debito pubblico, con un picco nel 1720 prima di crollare a poco a poco sopra il prezzo di flottazione originale; questo diventò noto come la South Sea Bubble. Il Bubble Act, approvato dal parlamento di Gran Bretagna dopo il crollo della borsa del 1720 e che vietava la creazione di società per azioni senza licenza reale, fu promosso dalla South Sea Company stessa prima del suo collasso.
Un numero considerevole di persone fu rovinato dal crollo delle quotazioni, e l'economia nazionale di conseguenza si ridusse notevolmente. I fondatori del sistema si dedicarono all'aggiotaggio, usando la loro conoscenza in anticipo rispetto a quando il debito nazionale sarebbe stato consolidato, per fare grandi profitti dall'acquisto in anticipo del debito stesso. Tangenti enormi furono date ai politici per sostenere la legge del Parlamento necessaria per il piano. Il denaro della Compagnia fu utilizzato per negoziare azioni proprie ed a coloro che acquistavano azioni furono dati prestiti garantiti da quelle stesse azioni, da spendere per l'acquisto di nuove altre azioni selezionate. L'aspettativa di grande ricchezza dal commercio con il Sud America fu utilizzato per incoraggiare il pubblico ad acquistare azioni, nonostante la probabilità limitata che questo sarebbe mai potuto accadere. L'unico commercio significativo che ebbe luogo era la tratta atlantica degli schiavi, ma la società non riuscì a gestirla con profitto.
Una inchiesta parlamentare si è svolta dopo il disastro per scoprirne le cause. Un certo numero di politici caddero in disgrazia, e le persone trovate ad aver tratto profitto illecitamente dalla compagnia ebbero i loro beni confiscati in proporzione ai loro guadagni (la maggior parte erano già stati degli uomini ricchi e rimasero confortevolmente ricchi). La società fu ristrutturata e continuò a funzionare per più di un secolo dopo la bolla. La sede era in Threadneedle Street al centro del quartiere finanziario di Londra, dove oggi si trova la Banca d'Inghilterra. Al tempo di questi fatti anche questa era una società privata che si occupava del debito pubblico e il crollo del suo rivale consolidò la propria posizione di banchiere del governo britannico.[3]