Il subalterno nel postcolonialismo, studi postcoloniali e studi culturali, significa una classe del popolo subordinato, più esteso del proletariato vero e proprio, senza la propria voce, in conseguenza dell’egemonia culturale. Il termine fu utilizzato dall’intellettuale e filosofo marxista italiano Antonio Gramsci nei suoi Quaderni del carcere e in particolare nel Quaderno XXV scritto a Formia nel 1934-35. Per Gramsci i subalterni non possono protestare l’ingiustizia della loro oppressione sociale al potere dominante perché frantumati e divisi, senza voce, soggetti di insorgenze e insubordinazioni spontanee e non organizzate.
Il concetto di subalterno ha acquisito molti diversi significati nel corso degli anni e gli studiosi non concordano su una e sola univoca definizione.