Taslima Nasreen (bengalese: তসলিমা নাসরিন), nota anche come Taslima Nasrin (Mymensingh, 25 agosto 1962) è una scrittrice, medico, attivista femminista dei diritti umani ed intellettuale bengalese naturalizzata svedese.[1] Dal 2012 risiede in India con permessi di soggiorno temporanei.[1]
Per i suoi meriti le è stato riconosciuto il Premio Sakharov per la libertà di pensiero nel 1994 e l'Humanist Awards dall'Unione internazionale etico-umanistica nel 1996. Membro onorario del National Secular Society[2] e membro del Consiglio emerito di Reporter senza frontiere,[3] i suoi libri sono stati tradotti in 20 lingue ma la sua autobiografia è vietata in Bangladesh.[4] Al riguardo il governo si è giustificato affermando che «contengono sentimenti anti-islamici ed affermazioni che potrebbero distruggere l'armonia religiosa del Bangladesh».
Costretta all'esilio dal 1994 per sfuggire alle minacce di morte da parte di fondamentalisti islamici, ha conservato la cittadinanza bengalese ma il suo governo non ha mai preso provvedimenti per consentirle un ritorno in patria sicuro. Nel marzo 2007 un gruppo musulmano indiano ha posto anche una taglia di 500.000 rupie per la sua decapitazione.[5] Cresciuta in una famiglia di fede musulmana, Nasreen afferma di essere diventata atea.[6]
Per le minacce subite dagli integralisti islamici è stata definita «la Salman Rushdie donna».[7]