Illustrazione in una raccolta delle Opere teosofiche di Jacob Bohme (Amsterdam, 1682)
La teosofia cristiana, con cui si denota in particolare la teosofia boehmiana, cioè la corrente di pensiero sorta con Jacob Bohme (1575–1624), si riferisce a una serie di posizioni all'interno del cristianesimo che mirano al raggiungimento di una conoscenza diretta e immediata della natura della Divinità, nonché dell'origine e dello scopo ultimo dell'universo. Caratterizzata da un marcato misticismo,[1] questo genere di teosofia è considerata parte dell'esoterismo occidentale, cioè delle tradizioni occulte e sapienziali tipiche della spiritualitàcristiana ed europea.[1][3]
Mentre la teosofia in senso generale riguarda gli aspetti universali del divino comuni a diverse tradizioni religiose, incluse quelle antiche pre-cristiane, oppure orientali quali l'induismo e il buddismo, la teosofia cristiana è limitata agli elementi ebraici e cristiani,[4] tra cui ad esempio la cabbala giudaica che fu formativa anche per la corrente cristiana come fu formulata da Böhme in poi.[1]
Il termine teosofia fu poi ripreso e valorizzato nel 1875 dalla Società Teosofica per designare la propria stessa dottrina, che intendeva richiamarsi al suo significato non solo cristiano ma globale,[4] non legato a una specifica confessione di fede.[7] Studiosi di esoterismo come Godwin e Faivre preferiscono riferirsi a quest'ultimo sistema spirituale istituito alla fine del XIX secolo da Helena Blavatsky chiamandolo con la T maiuscola come «Teosofia», per distinguerlo dalla religiosità boehmiana indicata con la lettera minuscola («teosofia»).[8][11]
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^Studiosi come Faivre hanno comunque sottolineato che vi sono «ovvie somiglianze» tra la nuova teosofia e quella precedente, poiché entrambe occupano un posto rilevante nell'esoterismo occidentale. Nonostante le varie differenze, queste «non sono abbastanza importanti da causare una barriera insormontabile»,[5] sicché secondo Nicholas Goodrick-Clarke «le continuità sono maggiori delle differenze».[6]